lunedì, Novembre 25, 2024
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Israele. Tombe dei patriarchi a Hebron e il delirio Unesco

 

Hebron. Tombe dei Patriarchi
Hebron. Tombe dei Patriarchi

Mi chiedo a che pro noi ebrei abbiamo fatto tanta fatica. In migliaia di anni siamo sopravvissuti alle persecuzioni più atroci, abbiamo perdonato e siamo andati avanti, abbiamo dato al mondo scienza, musica, cultura, abbiamo ricevuto un numero esagerato di premi Nobel tenendo conto del piccolo popolo che siamo. Siamo stati massacrati , infangati, denigrati, nessun popolo della terra è stato tanto perseguitato e maltrattato per centinaia, migliaia d’anni, senza fine. Abbiamo tirato su la testa e siamo andati avanti nonostante tutto. Abbiamo creato dal nulla un paese moderno e democratico, abbiamo lavorato, sudato sangue per farne un giardino. Ci hanno fatto la guerra, i nostri figli sono morti per Israele. Fatica, dolore, lacrime e sangue per millenni fino ad oggi. E adesso? Adesso ecco che della gente che si autoproclama “palestinese”, appropriandosi del nome che era degli ebrei fino al 1948, gente inventata nel 1967 dalla fantasia maligna di Arafat e che, in 50 anni di storia, non ha fatto altro che terrorismo, gente che non è stata capace di produrre altro che parassitismo, miseria e violenza, ecco che questa gente ci sta rubando tutto. Non avendo una storia propria, i palestinisti hanno pensato bene di rubare la nostra, complice il mondo intero. Non potendo eliminarci in guerra lo fanno psicologicamente scippando i nostri siti storici, cercando di tranciare di netto le nostre radici millenarie.
Oggi, cari amici, cari fratelli ebrei, noi siamo diventati, con un colpo di spugna imbevuto d’odio, un popolo senza storia. Ci hanno rubato il Monte del Tempio (dove solo gli ebrei non possono andare a pregare), ci hanno rubato il Kotel chiamandolo come l’asina alata di Maometto, ci hanno rubato tutti i siti dei nostri antenati, la Tomba di Giuseppe, la Tomba di Rachele. Gli ebrei credenti non possono più andare a pregarvi pena la vita o l’arresto. E oggi ecco l’ultimo delirio dell’Unesco, organizzazione mondiale per la tutela della cultura e delle scienze, che ha decretato che Israele non solo non ha nessun diritto su Gerusalemme est, di cui sarebbe forza occupante, ma ha perso ogni diritto sulla Tomba dei Patriarchi e delle Matriarche di Israele, a Hebron. Abramo, Isacco, Giacobbe, Sarah, Rebecca, Leah, Re David, Re Shaul, Re Salomone, non sono più retaggio del Popolo ebraico ma sono diventati, tutti e in un sol colpo, palestinesi, arabi, musulmani, seguaci di Allah e di Maometto suo profeta 2000 anni prima che quest’ultimo nascesse e inventasse l’islam. Stranezze che solo un delirio di odio e di ignoranza può avallare e questo delirio ha avuto luogo in Polonia dove, su 21 stati votanti, 12 sono stati favorevoli, solo 3 contrari e 6 si sono astenuti.
La formula della risoluzione è stata: “the Cave of the Patriarchs in Hebron is a Palestinian heritage site, it is not a Jewish site and it is in danger.” Hebron, la culla del Popolo ebraico, la primissima capitale, il luogo scelto da Abramo per esservi sepolto insieme a Sarah, è stata pugnalata a morte da bugie antisemite. Da Israele i commenti sono stati di orrore e incredulità. “Decisione immorale, antisemita, imbarazzante, una sozzura morale, scandalosa, ridicola… Una risoluzione, ha dichiarato un portavoce degli ebrei di Hebron, che rispecchia l’odio che consuma l’Unesco”. Ma non basta. Il giorno prima del voto, l’ambasciatore israeliano presso l’Unesco, Carmel Shama Cohen, aveva chiesto un minuto di silenzio per gli ebrei massacrati ad Auschwitz Birkenau dal momento che il campo della morte si trovava a soli 70 km da Krakovia, sede polacca dell’Unesco. Appena finito il minuto di silenzio per gli ebrei, ha preso la parola un’isterica rappresentante di Cuba che, sbattendo il microfono piena di rabbia, ha chiesto un minuto di silenzio anche per i palestinesi e, mentre tutti si rialzavano in piedi, i rappresentanti dei vari paesi hanno dedicato anche una standing ovation a quella farsa vergognosa. Un minuto di silenzio, con applausi, per i palestinesi? Beh, si, in effetti molti terroristi sono morti, i kamikaze perchè esplosi con le loro cinture al tritolo, altri perchè uccisi mentre ammazzavano cittadini di Israele.
 
L’Unesco, a suo eterno disonore e vergogna, ha dedicato un minuto di silenzio al terrorismo. Cosa non si fa per i soldi e per il petrolio. Cosa non si fa per vigliaccheria. Tornando a Hebron, esiste un sito facebook, Actionaid Italia, che recentemente bombarda il web con questa campagna “Adotta un bambino palestinese di Hebron”. Una volta di più si entra nell’immoralità e nella vergogna. Invitare ad adottare un bambino palestinese di Hebron chiedendo soldi significa insultare tutti i bambini che veramente soffrono nel mondo fame, soprusi, stupri, miseria, guerra, pestilenze e genocidi. Vergogna e menzogne per gli sprovveduti e i disinformati al servizio della propaganda palestinista. A questo proposito pubblico la lettera che un’amica ha scritto a questa associazione, lettera già virale sul web e che io trovo molto esplicativa:
Cari Action Aid Italia, se perorate una campagna assurda in nome del “rispetto delle leggi internazionali e del diritto” e parlate di Hebron chiedendo di “adottare un bambino palestinese”, commettete una manipolazione della verità, spero in buona fede. Hebron fu divisa in due negli accordi di Oslo, firmati da Arafat e Rabin. Non entrarono gli israeliani con i carri armati costruendo recinzioni. Dividere la città in due in attesa di accordi di pace stabili e confini certi fu un’idea assurda, ma fu firmata dai due rappresentanti all’epoca delle due parti. Gli accordi di Oslo sono consultabili on line, perché non lo fate? Perché fate credere a chi è totalmente disinformato (e si evince dalla maggioranza dei commenti) che fu un’occupazione? La divisione in due ha di fatto bloccato la città, da ambo le parti. Ci rimettono i palestinesi come gli ebrei. Poi, non si capisce che cosa ci dovrebbero fare i bambini palestinesi con i soldi che chiedete in nome loro.
A Hebron c’è un’università, c’è un Politecnico (Palestine Polytechnic University (PPU) e il Hebron campus of Al Quds Open University; c’è un polo industriale, c’è la manifattura del vetro, delle scarpe. La parte palestinese ha ricevuto da poco 150 milioni di dollari per sviluppare ulteriormente l’economia. L’Amministrazione Palestinese controlla 17000 fabbriche e laboratori. Zamzam produce ogni tipo di borse in plastica, The Royal Plastic Factory ha più di mille lavoratori. Il volume di affari tra Hebron palestinese e Israele è di circa 30 miliardi di dollari annui. Il salario minimo garantito è di 50 sheqel all’ora rispetto ai 30 del resto della West Bank. C’è uno stadio di basket da 4000 posti. Il governo koreano ha recentemente donato 6 milioni di dollari per il Youth Studies Center, che comprende tra l’altro aule di musica e scienze. Ci sono i seguenti poli sanitari: Al Ahli General Hospital, Al-Mezan Speciality Hospital, Abu Hassan Qasim hospital in Yatta, e Bani Naim Maternity Hospital. Si parla di una città sola, eh? Anzi di mezza, di quella sotto controllo palestinese. Ora se vi sembra serio, saputo questo, e facilmente verificabile, chiedere soldi per i bambini palestinesi mentre (tanto per dirne una) in Yemen i bambini stanno morendo di colera, io non dico che siete antisemiti, ma o siete in malafede o veramente dovreste informarvi meglio degli argomenti che trattate.”
Più e meglio di così è difficile dire, nella speranza che, chi si è lasciato sedurre da una propaganda di menzogne e falso vittimismo, ci ripensi e mandi i suoi soldi a bambini veramente bisognosi. L’odio, la pressione psicologica, le menzogne contro Israele si rinnovano ogni giorno e mi chiedo, chiediamoci tutti, fino a quando potremo resistere e come potremmo reagire? Siamo soli, abbiamo di fronte un intero mondo ostile che non sa più cosa inventarsi per colpirci, siamo soli ed è spaventosamente simbolico che questo ultimo segnale di odio e delegittimazione delle nostre radici arrivi proprio dalla Polonia dove 70 anni fa furono massacrati 3 milioni di ebrei. Mai nella storia del mondo, a nessun popolo del mondo è stato fatto tanto male secolo dopo secolo e…la storia continua…
Deborah Fait

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