lunedì, Novembre 25, 2024
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La differenza tra Ayalà e Malala

ayala Si chiama Ayalà Shapira, ha 13 anni, il suo viso è ancora completamente fasciato da una maschera sterile che le lascia liberi solo gli occhi e le labbra, resterà sfigurata per la vita. Tre anni della sua infanzia passati tra atroci dolori perché, nel 2014, mentre, nella macchina del padre, tornava verso casa dopo aver partecipato a un concorso di matematica per bambini particolarmente dotati, un ragazzo poco più grande di lei, un sedicenne palestinese, ha lanciato nell’auto una bomba Molotov.
Ayalà ha raccontato la sua storia all’Europarlamento su invito di un gruppo chiamato “Amici di Giudea e Samaria”. “Ho visto una palla di fuoco entrare in macchina, eravamo tutti avvolti dalle fiamme. Tutta la parte sinistra del mio corpo stava bruciando, credevo che sarei morta.” La bambina ha riportato bruciature sul capo, sul viso, sul collo, sul torso, sulla schiena e su entrambe le mani. E’ stata ricoverata per 7 mesi, ha subito sei operazioni e altre dovrà averne in futuro.
L’attentato non ha distrutto solo la vita di Ayalà ma di tutta la sua famiglia mentre quella del terrorista sta benone, ha risolto tutti i suoi problemi economici dal momento che, grazie al figlio, riceve da tre anni un salario mensile dall’AP, la ricompensa per aver quasi ammazzato una piccola israeliana e suo padre. I soldi sono quelli che Europa e Occidente mandano ad Abu Mazen, soldi con cui il boss mafioso organizza il terrorismo e mantiene le famiglie degli ammazza ebrei.
” Voi credete di contribuire alla pace regalando soldi ai palestinesi, in realtà contribuite agli omicidi, al dolore e alla guerra.” Ha detto Ayalà. La mamma Ruth ha chiesto al gruppo parlamentare “Amici di Giudea e Samaria” di porre fine a questa assurdità che finanzia il terrorismo palestinista. Il gruppo ha 15 membri contrapposto ai 751 tutti esplicitamente filopalestinesi, ha quindi poche possibilità di ottenere qualcosa.
E’ importante però incominciare, parlare, spiegare, contrastare la porcheria della propaganda filopalestinese e organizzarsi per smascherare la complicità dell’Euro Parlamento con la barbarie.
 LA UE regala all’AP del terrorista Abu Mazen 300 milioni di euro all’anno, più altri 150 milioni per pagare i salari e pensioni. Indecente, immorale e scandaloso ma l’amore tutto europeo per chi odia gli ebrei è irriducibile. Mi chiedo, come potrebbe esistere uno Stato palestinese che non è nemmeno in grado di pagare gli stipendi e che viene mantenuto in tutto e per tutto?
Qualcuno di quelli che sbraitano per la ” Palestina libera” se lo chiede?
Lasciamo perdere, sappiamo che sono disposti a mantenerli per l’eternità purché rovinino la vita a Israele. La piccola Ayalà che dovrebbe godersi l’ adolescenza e il resto della vita, probabilmente non vedrà mai la fine delle proprie sofferenze come tanti altri migliaia di bambini, ragazzi, giovani israeliani bruciati o mutilati per la vita dalle bombe dei mostri palestinesi.
Vorrei ricordare la storia simile di un’altra adolescente, Malala, giovane pakistana colpita alla testa, nel 2012, da terroristi talebani mentre, su un pullman , tornava a casa da scuola. Malala è stata portata in Inghilterra e curata a Birmigham. Nel 2013 è stata invitata a parlare all’ONU, poi insignita del Premio Sakarov a Strasburgo, nel 2014 è arrivato anche il Premio Nobel per la pace. Ha scritto un libro “Io sono Malala” pubblicato nel 2013 dal Corriere della Sera. Malala è ormai un personaggio internazionale, il mondo occidentale ne ha fatto un’eroina, una ricca eroina ormai.
Non è cinismo il mio, è che non riesco a capire perchè tra i tanti bambini che soffrono, che muoiono, che restano disabili per la vita a causa del terrorismo islamico e palestinista, sia stata scelta proprio lei per farne un’icona.
Quale è dunque la differenza tra Ayalà e Malala? Che la prima, ebrea, israeliana e (siccome vive in Samaria) anche “colona” non sarà mai menzionata e non avrà nessuna comprensione per il dolore e il danno subiti ! Non godrà degli onori della cronaca straniera anche perché è stata colpita da un palestinista, e, si sa, quelli sono intoccabili. Ayalà però sarà tutta nostra, una piccola eroina come tutti gli altri bambini di Israele mutilati nel corpo e nell’anima da un nemico barbaro e primitivo protetto e mantenuto scandalosamente dall’Occidente.
Deborah Fait

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