In questi giorni si parla molto, o meglio si riparla, di terrorismo globale e si discute su come combatterlo e sconfiggerlo.
Parole, considerazioni e proposte indecenti ed inconcludenti, fatti per lo più da chi alimenta il terrorismo jihadista.
Oggi come oggi, il mondo avrebbe bisogno di una classe politica, sganciata da interessi della finanza globale, dagli USA, e da certi personaggi di alto livello politico internazionale che fanno contrabbando di petrolio con il califfato per bloccare definitivamente il contrabbando di petrolio del califfato..
Bloccare il contrabbando è semplice ed il petrolio siriano per la sua caratteristica chimica ad alto contenuto di zolfo, è facilmente individuabile, solo che si volesse.
Sono molti i paesi che fanno affari e finanziano il Daesh. Da tempo tra i personaggi implicati nel contrabbando di petrolio con il califfato la stampa internazionale indica il figlio del presidente turco Erdoghan, alcuni elementi che sarebbero legati a Dick Cheney , ex vice presidente USA e ex membro del National Energy Policy Development Group (NEPDG), il gruppo USA per le politiche nazionali per lo sviluppo energetico (leggasi petrolio e affini), e taluni organi informativi anglofoni); ma nessuno esclude che anche qualche compagnia europea sia implicata nel contrabbando.
Neutralizzare questi personaggi e metterli questi in condizione di non nuocere sarebbe il primo fondamentale passo per la lotta al terrorismo, ma non bisogna dimenticare che gli USA sono un elemento destabilizzante mondiale con le loro politiche interventiste contro ogni legge o diritto internazionale, e quindi l’Europa dovrebbe definitivamente sganciarsi dal suo abbraccio mortale.
Fatto il primo passo, dovrebbe essere pianificato un progetto per la neutralizzazione di ogni singolo esponente jihadista e chi fornisce di armi e finanziamenti il califfato, e, cosa non importante, applicare limiti e restrizioni alla circolazione del dollaro, moneta indiscutibilmente del terrorismo.
Per una operazione del genere ci vorrebbe un capo di stato, o più capi di stato, capaci, come Golda Meir, a dare vita ad una operazione analaga al Mivtza Za’am Ha’el, Collera di Dio, per mettere in condizione di non nuocere anche tutti quegli elementi ritenuti dall’occidente alleati ma che fanno dichiaratamente il doppio se non il triplo gioco.
L’occidente ed in particolare gli USA devono abbandonare gli stretti legami che mantengono con qualche amico (!) sceicco, fiancheggiatore del terrorismo, e il suo entourage dovrebbe essere messo in condizione di non nuocere, così come bisognerebbe creare terra bruciata a membri delle famiglie dei capi jihadisti e famiglie di combattenti.
Basta ricordarsi cosa hanno fatto gli USA dopo Pearl Harbor quando dopo l’attacco giapponese misero sotto “chiave” la popolazione giapponese residente.
Qualcuno dovrebbe poi chiarire come è possibile che la moglie di Al Baghdadi che secondo stampa locale, sarebbe stata individuata diverse volte alla frontiera libanese.
Eppure continua ad essere libera di andare dove vuole e di godersi gli agi derivanti dai petrodollari di contrabbando.
Due capitoli a parte meritano Qatar e Arabia Saudita.
La monarchia saudita, chiusa in un potere assoluto, autoritario e teocratico, deve comprendere che è tempo svincolarsi dall’abbraccio teologico wahabita e incamminarsi verso una democrazia e monarchia costituzionale per raggiungere una vera situazione di stabilità politica e di pace religiosa islamica.
L’Occidente dovrebbe essere in prima linea nel far capire all’attuale sovrano che il medio evo è finito da tempo e che l’anacronistica monarchia assoluta è destinata comunque a cadere.
Lo stesso re saudita dovrebbe comprendere che la situazione politica internazionale impone un radicale cambiamento dello stato e il riconoscimento dei diritti umani.
Va da se che l’occidente deve essere in prima linea per agevolare questo cambiamento e non continuare a genuflettersi davanti al re saudita, Salmān bin ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd .
La paura della chiusura dei rubinetti del petrolio che da sempre viene prospettata dagli occidentali proni ai re del petrolio è pura accademia. I produttori sanno bene che i primi a pagare per la chiusura dei rubinetti sarebbero proprio loro che rischierebbero anche seri problemi di stabilità politica interna.
Il Qatar va analizzato più approfonditamente perché da sempre è considerato, a torto o a ragione, il braccio armato degli USA nella regione e principale finanziatore dei gruppi terroristi.
Qui il problema è prettamente americano che ha nel paese la più grande base militare americana del Medio Oriente nonché il quartier generale regionale del Comando centrale degli Stati Uniti e la base di Al Udeid, condivisa con alleati inglesi. Gli opportunisti come li ha definiti Obama recentemente.
Il Qatar quindi è strategico per gli USA chehanno tutto l’interesse affinchè il loro amico emiro continui a finanziarli così come l’emiro ha interesse affinchè gli americani facciano da cane da guardia al suo trono dorato tanto sarebbe disposto a sostenere interamente le spese per la presenza militare statunitense.
Chiaro il concetto esplicitato da New Republic : “Il Qatar è un alleato degli Stati Uniti. Essi favoreggiano consapevolmente il terrorismo. Cosa sta succedendo.?
Succede che gli USA passano su tutto, terrorismo e violazione dei diritti umani pur di raggiungere i loro scopi ed interessi a scapito della comunità internazionale.
Ma l’Europa certo non sta a guardare e supinamente subisce per interesse o per viltà. La Francia per esempio, è riuscita perfino a permettere a Qatar e Arabia Saudita di controllare l’istruzione universitaria della più importante e famosa università francese, la Sorbona.
L’Arabia Saudita ha un forte interesse alla Sorbona. i sauditi versano milioni di dollari. Quale scopo può avere l’Arabia Saudita se non pagare profumatamente i professori universitari ubbidienti alla nuove norme vigenti in Francia per una più radicale ed efficace propaganda wahabita?
Non di meno il Qatar che da parte sua ha molteplici interessi in Francia, con la Sorbona, secondo quanto riportato a settembre 2015 il “ Magazine Causeur” , ha firmato un accordo per versare nelle casse dell’Università un milione e ottocentomila euro in tre anni per finanziare gli studi di centinaia di migranti siriani.
Arabia Saudita e Qatar hanno messo in atto operazioni finanziaria tese ad esportare in Europa quel wahabismo salafita, una sorta di islam arcaico ed integralista senza evoluzione , dogma di stato e purista, legato alla tradizione del passato, intollerante verso lo stesso islam definito “impuro” .
Dal wahabismo del golfo è nata la potente organizzazione islamica egiziana, i Fratelli Mussulmani, oggi fuori legge ma ancora ben finanziata dal Qatar, con cui hanno flirtato gli USA per defenestrare, come poi è successo, il presidente Mubarak.
La soluzione quindi non passa attraverso le parole , ma verso una seria presa di posizione generale per tagliare ogni cordone ombelicale che lega l’Europa con quei paesi wahabiti che risultano fortemente coinvolti nel terrorismo e nella instabilità della regione pur essendo meno del 10% del totale dei musulmani nel mondo, ma soprattutto l’Europa deve fare fronte comune contro lo strapotere USA e imporre agli americani un radicale cambiamento politico internazionale.
Ma dove si trovano capi di stato e politici europei capaci di alzare la voce contro Washington ?
Chi mai saprà imporre agli USA, alla Francia e alla Gran Bretagna, di smetterla di creare instabilità nel mondo per i loro interessi?.
Chi mai saprà portare gli USA davanti ad un tribunale internazionale per aver provocato instabilità internazionale e milioni di morti con le loro avventure interventiste e con la creazione di gruppi terroristici come i Talebani afghani e il califfato poi ?
Fino a quando si ignorerà che la pace islamica potrà arrivare solo quando il parere e l’autorità religiosa dell’Università di Al Ahzar, seguito dalla maggioranza dei mussulmani, circa il 90% del totale, non saranno il faro dell’Islam moderno, nulla cambierà nello scacchiere mediorientale e conseguentemente continuerà l’instabilità mondiale.
Nel Gennaio del 2015 il presidente egiziano, Abd al-Fattah al-Sisi, dichiarò che “”L’Islam ha bisogno di una rivoluzione per estirpare la Jihad …. “ e utilizzando le stesse parole di importanti teologi cristiani cattolici e non quali Barth, Ratzinger, Wojtyla, Boff e Kueng “”Occorre uscire da noi stessi per approdare ad una visione più illuminata dell’ altro” .
Ma l’Islam illuminato e moderno, quella religione di pace di cui tanti di cono essere l’Islam, ha bisogno di un occidente capace di fare autocritica, cambiare radicalmente il proprio approccio al mondo mussulmano e tagliare i ponti con i paesi che finanziano il terrorismo e non garantiscono ai propri popoli i diritti umani.
Il resto sono chiacchiere da osteria o chiacchiere e dichiarazione più o meno ufficiali di chi è fortemente interessato affinché l’instabilità continui (USA docet…).
E’ con l’instabilità che certi gruppi di potere, della finanza e delle fabbriche di armi, si arricchiscono e i wahabiti, piccola minoranza nella galassia musulmana, possono continuare a prosperare sotto il cappello USA e della Gran Bretagna colpevolmente tollerati dai vassalli europei e dalla “fine” Francia colonialista.
Michele Santoro