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Quando Israele aiuta il resto del mondo Un bilancio del 2015, al di là dei soliti titoli dei giornali

I principali mass-media sono sempre fissati su tutto ciò che di negativo si può pubblicare circa lo stato di Israele. Talvolta si tratta di accuse semplicemente false, in altri casi raccontano solo mezze verità, in altri ancora danno enfasi a una piccola minoranza di israeliani e non alla maggioranza. A prescindere da tutto ciò, all’inizio del 2016 vale la pena ricordare che questa immagine costantemente negativa di Israele che circola in molti ambienti di tutto il mondo si basa solo sulla propaganda, e non riflette la realtà di ciò che lo stato di Israele è veramente. Così, in onore dell’inizio dell’anno nuovo, intendo mettere in rilievo almeno cinque occasioni in cui, l’anno scorso, Israele ha aiutato il mondo.
La numero 1 della mia lista è l’assistenza che Israele ha continuato a garantire a siriani in fuga da quello che è probabilmente il peggiore disastro umanitario dalla fine della seconda guerra mondiale, con alcuni gruppi etnici fatti oggetto di un vero e proprio genocidio ad opera dello “Stato Islamico” (ISIS), e il resto della popolazione esposta a efferati crimini contro l’umanità per mano sia dei gruppi islamisti, sia del regime di Assad. Per tutto questo tempo, Israele – paese con cui la Siria si è sempre rifiutata di firmare un trattato di pace – ha permesso ai feriti siriani di attraversare il confine e ricevere negli ospedali israeliani cure mediche di prim’ordine che potevano solo sognarsi in Siria o in altri paesi arabi. Israele ha anche istituito un ospedale da campo per i profughi siriani nei pressi del precario confine con la Siria. Inoltre, volontari israeliani si sono recati in Europa dove aiutano ad assistere i profughi civili siriani attraverso l’organizzazione IsraAid. Tutto questo, fra l’altro, ha contribuito a promuovere relazioni più positive tra siriani e popolo ebraico, e alcuni elementi dell’opposizione siriana moderata hanno iniziato a sostenere la pace con Israele grazie ai gesti umanitari dello stato ebraico nei confronti del popolo siriano.
Al secondo posto, a mio parere, c’è l’aiuto dato da Israele per sventare in Germania gravi attacchi terroristici sullo stile di quelli di Parigi. Lo scorso novembre, il settimanale tedescoStern ha parlato di una serie di attentati orchestrati dall’ISIS che avrebbero dovuto aver luogo ad Hannover. Secondo fonti del governo tedesco, informazioni puntuali fornite dall’intelligence israeliana hanno spinto le autorità tedesche a cancellare la partita di calcio Olanda-Germania, prevenendo così un grave attacco terroristico allo stadio. Grazie all’allarme anti-terrorismo su tutta Hannover, sono state trovate in tempo un’autobomba vicino allo stadio e una bomba alla stazione ferroviaria locale. Pertanto l’intelligence israeliana ha contribuito a salvare numerose vite umane in Germania.
Numero 3 della mia lista è l’assistenza israeliana al Nepal, dove l’anno scorso c’è stato un forte terremoto, il più potente che abbia colpito il paese dal 1934. Oltre 2.300 persone sono morte e più di cinquemila sono rimaste ferite a causa del sisma. Israele è stato secondo solo all’India nell’inviare un grande numero di soccorritori che hanno collaborato nel localizzare e salvare le vittime nepalesi sotto le macerie, e che hanno gestito un ospedale da campo capace di trattare fino a 200 pazienti al giorno. Oltre alle Forze di Difesa israeliane, anche altri gruppi come IsraAid hanno aiutato il Nepal ad affrontare il disastro e a superare la crisi.
Alla stessa stregua, al quarto posto metto l’assistenza prestata da Israele all’arcipelago di Vanuatu, nell’Oceano Pacifico, colpito nel marzo scorso da un ciclone tropicale che ha distrutto il 90% delle strutture sull’isola di Efate e il 70% dei raccolti in tutto il paese. Il Ministero degli esteri israeliano, in collaborazione con Mashav e IsraAid, ha fornito ai duemila abitanti dell’isola più colpita tutti gli alimenti di cui avevano bisogno per un mese intero. Israele ha anche aiutato la gente del posto a riparare i sistemi idrici e ha fornito assistenza medica. Tutti i paesi del Pacifico devono fare i conti con il fenomeno El Nino, che comporta diminuite precipitazioni, siccità, carenza di cibo e acqua: un’emergenza di fronte a alla quale l’assistenza israeliana è stata di vitale importanza.
E qui arriva il numero 5 della mia lista: l’assistenza di Israele a oltre 150 paesi interessati dalla crisi idrica globale. Secondo le Nazioni Unite 1,2 miliardi di persone vivono in zone con seria scarsità d’acqua e altri 500 milioni di persone si stanno avvicinando a una condizione analoga. Le idee e le esperienze israeliane, come le nuove metodiche per la desalinizzazione dell’acqua di mare, il riciclaggio delle acque reflue, l’irrigazione a goccia computerizzata e altre soluzioni innovative, stanno aiutando i paesi in tutto il mondo. Times of Israel riferisce che Israele esporta tecnologie legate all’acqua per 2,2 milioni di dollari ogni anno. Secondo Times of Israel, la tecnologia idrica israeliana ha contribuito a migliorare le relazioni diplomatiche dello stato ebraico con la Cina e l’India da quando entrambi i colossi asiatici hanno fatto ricorso al know-how israeliano per affrontare crisi idriche. Non basta. Israele ha aiutato anche lo stato della California a fronteggiare la sua grave crisi idrica. Per dirla con le parole del ministro israeliano Aryeh Deri, “Israele è diventato un’oasi di tecnologie idriche, un leader globale nello sviluppo di tecnologie innovative e rivoluzionarie per gestire le scarse risorse d’acqua”.
Come si può vedere, nonostante i titoli dei principali mass-media, nel 2015 Israele ha fatto molto per aiutare la comunità internazionale. Le tensioni fra estremisti nei territori e gli scandali per corruzione che coinvolgono alcuni politici non sono il vero volto di Israele, e certamente non rappresentano la maggioranza degli israeliani. Questo che ho elencato è il vero volto di Israele, e dunque avviamoci con fiducia verso un altro anno in cui Israele darà il proprio contributo al mondo sul fronte umanitario, della sicurezza e della tecnologia.
 

Di Rachel Avraham
(Da: Jerusalem OnLine, 31.12.15)

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