Come se spettasse all’Europa decidere quali debbano essere i confini fra Israele e futuro stato palestinese
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha incaricato il ministro della difesa Moshe Ya’alon di procedere con i piani per la demolizione di circa 400 strutture palestinesi costruite illegalmente in Cisgiordania con finanziamenti europei.
La disposizione del primo ministro è venuta poco dopo che giovedì un reportage sul britannico Daily Mail ha rivelato che l’Unione Europea ha investito decine di milioni di euro nella costruzione di strutture edificate senza permesso in aree sotto giurisdizione israeliana.
Documenti ufficiali dell’Unione Europea scoperti dal giornale affermano che gli edifici sono destinati ad “aprire la strada per lo sviluppo e una maggiore autorità dell’Autorità Palestinese nell’Area C”, un obiettivo che sembra indicare una chiara presa di posizione a favore delle rivendicazioni di una delle due parti su territori tutt’ora sotto controllo israeliano e che sono oggetto di negoziato secondo gli accordi sin qui firmati da israeliani e palestinesi.
Una parte delle strutture, per lo più caravan prefabbricati, è stata edificata nella zona detta E1, tra Gerusalemme e Ma’ale Adumim; altre vicino al campus sul Monte Scopus dell’Università di Gerusalemme, stando a quanto riferito dal sito di news israeliano NRG
Secondo il Daily Mail, le costruzioni in 17 diverse localizzazioni sono costate decine di milioni di fondi dei contribuenti dell’Unione Europea.
Shadi Othman, funzionario addetto alle comunicazioni presso l’Ufficio del Rappreentante dell’Unione Europea in Cisgiordania e striscia di Gaza, interpellato giovedì dal Daily Mail circa il finanziamento di 400 strutture per i palestinesi nell’Area C della Cisgiordania, che secondo gli accordi interinali di Oslo deve rimanere sotto giurisdizione israeliana fino alla firma di un accordo finale, ha dichiarato: “Ciò fa parte dell’opera svolta per costruire il futuro stato palestinese che vivrà a fianco con Israele: i palestinesi hanno il diritto di costruire [in quelle aree] per avere uno sviluppo economico”.
In precedenza Maja Kocijancic, portavoce UE con sede a Bruxelles, aveva negato che tali costruzioni avessero avuto luogo. “L’Unione Europea non finanzia progetti illegali”, aveva dichiarato. Successivamente si è rifiutata di commentare una serie di fotografie che mostrano insediamenti abusivi palestinesi accompagnati da un’insegna UE-Oxfam che definisce le attività del progetto come “riabilitazione e recupero” di terra.
Othman è stato intervistato davanti a filmati raccolti dall’organizzazione non-profit israeliana Regavim, in cui si vedono strutture recanti targhe con il logo UE. Secondo Regavim, si tratta di strutture costruite negli ultimi mesi senza licenza da parte delle autorità competenti.
Michael Theurer, membro tedesco del Parlamento Europeo e della Commissione per i problemi economici e monetari, ha detto al Daily Mail che sta “prendendo in seria considerazione questa denuncia, che verrà esaurientemente investigata”.
Secondo Ari Briggs, direttore di Regavim e principale autore del rapporto, l’Unione Europea e Oxfam usano questi progetti per minare le rivendicazioni israeliane sull’Area C, come se spettasse all’Unione Europea decidere quali debbano essere i confini fra Israele e futuro stato palestinese. “L’Area C – denuncia Briggs – è stata identificata dalla sedicente ‘comunità umanitaria’ anti-Israele come il punto nevralgico per allontanare Israele. Queste organizzazioni con finanziamenti UE incoraggiano e aiutano attivamente il tentativo illegale di impadronirsi di suolo pubblico: ciò non ha nulla a che fare con i diritti umani, e molto a che fare con una strumentalizzazione delle comunità nomadi più svantaggiate per fini politici illegittimi”.
L’eurodeputato britannico James Carver ha scritto una lettera alla Commissione esteri del parlamento europeo in cui condanna il progetto “illegale”: “Le strutture portano tutte il nome e la bandiera dell’Unione Europea e funzionari dell’Unione Europea sono stati fotografati mentre partecipano alla supervisione delle costruzioni, sicché è difficile negare una partecipazione attiva da parte dell’Unione Europea. Chiedo cortesemente – conclude Carver – di fare tutto il possibile per porre fine a queste attività illegali e distruttive”.
Alan Baker, esperto di diritto internazionale che prese parte alla realizzazione degli Accordi di Oslo, accusa l’Unione Europea di interferire nel contenzioso. “L’Unione Europea – afferma – ha controfirmato gli Accordi di Oslo, per cui non può permettersi di decidere quando e cosa riconosce di quegli accordi. Stando al diritto internazionale, tutte le costruzioni nell’Area C, sia temporanee che permanenti, devono avere il permesso delle competenti autorità israeliane. E’ un principio che si applica in tutto il mondo. Se vuoi costruire, devi avere il permesso edilizio. Ignorando il diritto internazionale, l’Unione Europea adotta misure concrete per stabilire fatti compiuti sul terreno”.
Il ministro israeliano dell’edilizia Uri Ariel ha affermato che le “arbitrarie attività illegali dell’Unione Europea costituiscono un tentativo sfacciato di danneggiare Israele, e si impone un intervento immediato”.
(Da: Times of Israel, Israel HaYom 6-8.2.15)