A confronto due società e due sistemi d’informazione, nei duri giorni del terrorismo che uccide adolescenti
20 giugno, striscia di Gaza: sostenitori di Hamas mettono in scena il rapimento dei tre ragazzi israeliani falsamente rappresentanti come soldati
I mass-media palestinesi hanno sempre indicato i tre adolescenti israeliani rapiti e poi uccisi in Cisgiordania come tre “coloni” e spesso addirittura come tre “soldati.” Lo dice Mudar Zahran, scrittore, pubblicista e blogger giordano-palestinese, in un’intervista a Jerusalem Online nella quale spiega come è stato raccontato e percepito nella società palestinese l’atto terroristico che ha inorridito Israele.
L’agenzia di stampa palestinese WAFA ha denunciato Israele per la “punizione dei palestinesi”, senza una parola di condanna per l’uccisione dei tre giovani ebrei cui l’agenzia ha sempre fatto riferimento come ai “tre coloni spariti”. La pagina ufficiale di Fatah su Facebookli indica come i “i tre soldati uccisi i cui corpi, secondo la versione israeliana, sono stati trovati a Hebron”. Due settimane fa, Fatah aveva celebrato il rapimento sulla sua pagina Facebook con una caricatura in cui i tre ragazzi erano ritratti come tre topi con stella di David presi all’amo.
In un articolo scritto per il Gatestone Institute, Zahran riferisce che il quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese ha sostenuto che “c’è Israele dietro al rapimento” di quelli che anche il quotidiano si ostinava a definire “tre soldati”. Zahran ricorda inoltre che il sequestro venne immediatamente celebrato dai palestinesi della strada con manifestazioni di giubilo, distribuzione di dolci ai passanti e glorificazione dei sequestratori. Se ora le celebrazioni sono quasi scomparse nei territori sotto Autorità Palestinese, aggiunge Zahran, è perché temono “le reazioni israeliane”. Ciò nonostante, i riferimenti ai tre ragazzi come “soldati” tendono ad essere i più ritwittati all’interno dell’Autorità Palestinese.
“Un giuramento nel nome del Signore dell’Universo: O figli di Sion: sangue per sangue”. Dalla pagina Facebook di Fatah postata martedì 1 luglio 2014, dopo che Israele aveva seppellito i tre ragazzi assassinati Eyal Yifrach, Gilad Shaar e Naftali Frenkel, e prima del rinvenimento del corpo del ragazzo arabo Muhammad Abu Khdeir
Zahran sottolinea che l’indottrinamento dei palestinesi di Cisgiordania non arriva solo dai loro mezzi di comunicazione, ma anche dai mass-media giordani, che sono molto seguiti e che hanno coperto la vicenda in modo persino peggiore di quelli palestinesi. I mass-media giordani, molto seguiti in Cisgiordania, hanno sempre parlato di soldati sionisti, e lo stesso hanno fatto personalità molto vicine alla Corte e molto ascoltate.
Fra le poche eccezioni, Zahran cita il palestinese (cristiano americano) Ray Hanania che sulla propria pagina Facebook ha scritto: “Se non riusciamo a trovare il coraggio di dire che siamo dispiaciuti e tristi quando le vittime sono i nostri nemici, e in questo caso i figli dei nostri nemici, come possiamo aspettarci che qualcuno sia dispiaciuto per noi e per le nostre vittime? E’ una questione di principio. Se non si riesce a ritrovare la propria umanità, non si potrà mai avere giustizia e pace”. Voci come questa, sottolinea Zahran, costituiscono una piccola minoranza nella società palestinese e vengono messe rapidamente a tacere.
“Si tenga presente – ha scritto Zahran nell’articolo per il Gatestone Institute – che l’Autorità Palestinese esercita un controllo estremo sui social media utilizzati dai palestinesi in Cisgiordania. Un palestinese, ad esempio, è stato incarcerato per sei mesi per aver postato un ‘mi piace’ su una pagina Facebook anti-Autorità Palestinese. Dunque l’Autorità Palestinese è pienamente responsabile dell’incoraggiamento garantito alle celebrazioni dei sequestri sui social media palestinesi”. (Da: Jerusalem On Line, 2.7.14)
“Il sangue esige il sangue: milioni di martiri (shahid) stanno marciando su Gerusalemme”. Dalla pagina Facebbok di Fatah di giovedì 3 luglio 2014
Martedì 1 luglio, il giorno in cui i mass-media di tutto il mondo riferivano la notizia del ritrovamento, la sera prima, dei corpi dei tre ragazzi israeliani rapiti e assassinati da terroristi di Hamas in Cisgiordania, l’agenzia di stampa ufficiale dell’Autorità Palestinese WAFA riportava due dichiarazioni ufficiali dell’Autorità Palestinese che condannavano la “punizione collettiva” contro i palestinesi ad opera di Israele. I due testi non facevano alcun riferimento ai tre ragazzi israeliani assassinati, i cui corpi erano stati rinvenuti il giorno prima, limitandosi a indicare la “sparizione dei tre coloni” come il pretesto usato da Israele per la sua “aggressione contro i civili palestinesi indifesi”. Si legge nel lancio della WAFA (sito in arabo della WAFA, 1.7.14): “Nella sua quinta riunione, il governo [palestinese] ha condannato gli attacchi militari israeliani contro la striscia di Gaza e l’ampia e protratta aggressione militare israeliana contro inermi civili palestinesi in Cisgiordania sin dalla sparizione dei tre coloni”.
Martedì mattina la WAFA ha pubblicato anche brani di una lettera inviata lo stesso giorno dall’Osservatore Permanente dello Stato di Palestina presso l’Onu, Riyad Mansour, a tre alti funzionari delle Nazioni Unite, anch’essa di condanna della “punizione collettiva” israeliana contro i palestinesi. La versione in arabo del lancio WAFA non faceva menzione dei tre giovani israeliani rapiti e uccisi. Invece nella versione in inglese dello stesso lancio, molto simile a quella in arabo, il caso dei tre ragazzi era sì menzionato, ma come “i tre coloni presumibilmente (allegedly) rapiti”. Il lancio comunque non faceva menzione del fatto che i corpi dei ragazzi assassinati erano già stati ritrovati. (Da: PMW Bulletin, 1.7.14)
La maggioranza deve esprimersi contro il razzismo altrimenti diventa altrettanto colpevole di coloro che il razzismo lo praticano. Lo ha detto giovedì il neo presidente israeliano Reuven Rivlin durante una conversazione con la famiglia Shaer, il cui figlio Gilad è stato ucciso il mese scorso da terroristi di Hamas. “Quando sento slogan razzisti da una curva dello stadio – ha detto Rivlin – penso sempre che gli altri spalti [che tacciono] non sono meno colpevoli. Essere inorriditi non basta”. Secondo Rivlin, la “continua tragedia in Terra d’Israele” rischia di portare a un deterioramento del comportamento pubblico. “Si rischia di perdere il controllo – ha detto il presidente – e dobbiamo tornare immediatamente alla ragione. Il popolo ebraico è stato cacciato dalla Terra d’Israele con l’odio, ma è rimasto ad essa attaccato senza alcuna necessità di definire il proprio amore con l’odio verso qualcun altro. Non possiamo deteriorarci in guerre tribali. Siamo una nazione, non una tribù”. (Da: Jerusalem Post, 3.7.14)
Abitazione israeliana colpita da razzi palestinesi lanciati giovedì dalla striscia di Gaza
Il ministro dell’economia Naftali Bennett, leader di Bayit Yehudi, ha detto che la recente escalation del terrorismo impone al governo di ripristinare la deterrenza di Israele. Ma la deterrenza, ha aggiunto, deve venire solo dal governo, mai da atti di rappresaglia criminale ad opera di singoli cittadini. “L’omicidio del ragazzo arabo è una cosa orribile, a prescindere dalle motivazioni. Sottolineo che non sappiamo ancora quale sia lo sfondo dell’omicidio. Ma in ogni caso, nessuno deve pensare di farsi giustizia da sé. Mai. Non dobbiamo imparare dai nostri nemici”. (Da: Jerusalem Post, 3.7.14)
La ministra della Giustizia Tzipi Livni ha esortato giovedì ad agire contro i “terroristi” all’interno di Israele. Come le forze armate sono responsabili della lotta contro il terrorismo palestinese, ha detto, così la polizia è responsabile della lotta contro ogni forma di terrorismo all’interno di Israele. “Bisogna essere molto chiari – ha detto Tzipi Livni – Mai lasciare che singole persone decidano di farsi giustizia da sé, neanche nei momenti più difficili. Credo nella società israeliana – ha continuato – e credo che il ruolo del Ministro della giustizia sia quello di aiutare la società israeliana a non deragliare dai suoi principi fondamentali sia attraverso prese di posizione, sia attraverso l’applicazione equa e determinata della legge”.
Gerusalemme 2 luglio 2014, manifestazione di israeliani contro la campagna della “vendetta”. Sul cartello: “Non abbiamo abbastanza figli per inutili vendette”
La ministra ha detto che non intendeva discutere “le circostanze dell’uccisione del ragazzo arabo di Gerusalemme”, che sono ancora sotto esame degli inquirenti. “Mi fido della polizia, e ricevo aggiornamenti sugli sviluppi delle indagini – ha affermato – Ma in ogni caso, non occorre arrivare all’omicidio per essere scioccati: basta vedere cosa sta accadendo sui social media, che in certi casi sono diventati una palestra di istigazione pericolosa e violenta”. Questa istigazione, ha aggiunto, è il contrario del sionismo. “Vedo i messaggi di istigazione e gli appelli alla vendetta. Questo non è il modo di essere del sionismo, questo non è il modo di essere dello stato di Israele. Non dobbiamo permettere che prevalga l’estremismo. Non dobbiamo permettere che siano i terroristi a dettare la nostra agenda facendoci perdere la nostra bussola etica, non dobbiamo permettere agli estremisti di casa nostra di trascinarci verso la bancarotta morale. Sì, certo, gli omicidi sono odiosi, infami, dolorosi. Ma a differenza delle organizzazioni terroristiche, Israele è uno stato di diritto, una democrazia che ha un sistema giuridico universalmente rispettato, una forza di polizia e un esercito. Il compito dell’esercito è quello di agire contro il terrorismo dall’esterno, e quello della polizia è di agire contro il terrorismo interno. Questi sono giorni difficili – ha poi concluso Tzipi Livni – Abbiamo sepolto i nostri giovani, e continuiamo ad essere sotto il fuoco dei terroristi che da Gaza mirano contro i nostri cittadini. Hamas è un’organizzazione terroristica con cui non c’è alcuna speranza di pace, con la quale abbiamo un conflitto che non è cominciato oggi e che non finirà domani. Ma Israele è forte abbastanza per affrontare anche questo”. (Da: Times of Israel. 3.7.14)
“La sicurezza dei nostri cittadini viene prima di tutto” ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahuintervenendo giovedì sera alla celebrazione del 4 Luglio presso la residenza dell’ambasciatore Usa a Herzliya. “In entrambi i nostri paesi – ha continuato Netanyahu – i diritti della persona sono sacri. E il diritto più importante, senza il quale gli altri non possono esistere, è il diritto a vivere. È per questo che perseguiamo gli assassini di Gilad, Eyal e Naftali, che hanno negato loro questo diritto fondamentale, e in un modo così spietato”. Netanyahu ha poi esortato la popolazione del paese ad esercitare autocontrollo sia nelle azioni che nelle parole. “I nostri cuori sono in pena – ha detto – e il sangue ci ribolle nelle vene. Ma dobbiamo ricordare che siamo prima di tutto esseri umani: noi siamo i cittadini di un paese che rispetta la legge. Prendiamo le nostre decisioni in modo responsabile, con calma e con prudenza”. Circa l’omicidio del ragazzo arabo Muhammad Abu Khdeir a Gerusalemme, Netanyahu ha detto: “L’indagine della polizia è in corso. Non conosciamo ancora i motivi e l’identità dei colpevoli, ma li scopriremo. Porteremo davanti alla giustizia i criminali responsabili di questo ignobile crimine, chiunque essi siano. Omicidi, sommosse, istigazione, squadrismo non hanno posto nella nostra democrazia”. (Da: Jerusalem Post, 3.7.14)