I tre, tra i 16 e i 19 anni, di cui sono stati resi noti i nomi, Yakoov, Ghilad ed Eyal ritornavano a casa dalla loro scuola rabbinica nella colonia di Kfar Etzion e sono scomparsi da ieri. L’ultima volta che sono stati visti è stato Giovedì sera mentre facevano autostop lungo l’arteria 60 che collega Gerusalemme a Hebron.
L’allarme è stato immediatamente lanciato e malgrado ufficialmente non si parla di rapimento, tutti pensano che siano finiti nelle mani di Hamas anche perché uno dei tre ragazzi con il suo cellulare aveva cercato di inviare l’allarme ma la comunicazione sembra sia stata interrotta bruscamente. I successivi tentativi di contatti ai numeri dei telefoni dei ragazzi sono risultati vani perché i telefoni squillavano a vuoto.
Alla ricerche, scattate come sempre immediatamente, partecipano esercito con l’suo di droni e polizia ed ovviamente lo Shin Bet, i servizi segreti israeliani.
Nella serata è arrivata una rivendicazione parte di un gruppo salafita poco noto, Dawlat Al Islam (Stato dell’Islam), man viene anche se le indagini sono orientate verso le fila palestinesi, tanto da spingere le autorità israeliane di «ritenere l’Autorità nazionale palestinese responsabile della sorte» dei tre coloni.
Ovviamente, come sempre accade, l’accusa è stata respinta al mittente dal capo dei servizi di sicurezza dell’Anp, il generale Adnan Dmeiri che ha definito «folle» l’accusa, replicando che la scomparsa dei tre adolescenti era avvenuta in una zona dei Territori sotto totale controllo militare israeliano.
Se ufficialmente non si parla di «rapimento», è chiaro che tutti in Israele ne sono però convinti e ricordano il caso del soldato Shalit, sequestrato da Hamas nel 2006 e liberato nel 2011, e quello del militare israeliano ucciso l’anno scorso in un villaggio della Cisgiordania da un palestinese che poi voleva scambiare il corpo con il fratello in carcere.