venerdì, Settembre 20, 2024
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Marsala. Sequestro cantieri navali … racconta la "storia" di disattenzioni e opportunismo

cantiere navale 4Ho letto con molta attenzione l’articolo su GDS di Dino Barraco, che riferisce del sequestro attuato dalla Capitaneria di Porto di Marsala al cantiere navale della città a seguito di controlli effettuati dall’ARPA Sicilia che però, da noi contattata giorni prima del sequestro, aveva escluso ogni intervento precisando che la responsabilità in primis è dell’Amministrazione comunale di Marsala, competente in materia e per territorio.

Anche il sequestro da parte della Capitaneria, ci appare alquanto strano in considerazione delle dichiarazioni del comandante della Capitaneria, T.V. Giardina, che pro

prio una settimana prima del fatto ci aveva precisato che il suo ufficio ha solo compiti di “verifica e controllo” ed eventualmente provvedere a sanzionare amministrativamente le eventuali irregolarità e segnalare alle autorità competenti l’esito degli accertamenti.

Dal suo sottoposto abbiamo appreso due giorni il sequestro, che la Capitaneria ha agito come ufficiale di P.G. e quindi aveva l’autorità per il sequestro che, aggiungiamo, nelle successive 48 invia gli atti al PM che entro le 48 seguenti li trasmette  per la convalida dal GIP.

Eravamo certi che ciò fosse possibile anche prima, e quindi non riusciamo a comprendere cosa possa essere cambiato dal giorno della nostra inchiesta sul cantiere iniziata nell’ottobre dell’anno scorso,  pubblicata  il 13 novembre 2012 (https://www.mondoedintorni.it/2012/11/13/marsala-a-cento-passi-della-capitaneria-di-porto-un-cantiere-navale-o-un-disastro-ambientale-domanda-senza-risposta-%E2%80%A6/) .

Quindi ? Quindi giornalisticamente non si comprende il perché la Capitaneria di Porto abbia preso l’iniziativa ora a distanza di quasi un anno dalla nostra inchiesta giornalistica.

E’ cambiato qualcosa da prima ? E’ possibile a questo punto ipotizzare siano pervenute alla C.P. di Marsala sollecitazioni da enti superiori venuti a conoscenza dei fatti pubblicati in tre differenti articoli e che chiedevano lumi sulla situazione ?

Se così fosse è probabile che non lo sapremo mai, così come non sapremo mai se sia stata una strategia del T.V. Giardina, quella di dichiarare di non avere autorità di intervenire, sviando così  l’attenzione dei media per poter lavorare con tranquillità.

Quale che sia la risposta, di concreto rimane il fatto che dopo decenni di denunce anche di altri giornali locali, si sia intervenuto decisamente su un problema che era evidente sotto gli occhi di tutti ma che tutti fino a mercoledì scorso, non vedevano.

Certo,  appare strano la totale mancanza di comunicazioni per un fatto che riveste particolare importanza ma che, forse sarà bene ricordarlo, non è che la punta dell’’iceberg di un più vasto problema ambientale che coinvolge la costa marsalese.

Basta guardare un po’ più avanti per scoprire che qualcosa, o molto, non è coerente con le norme del Codice dell’Ambiente a cominciare dallo scarico fognario (definito di troppo pieno) che regolarmente scarica a mare proprio all’angolo del cantiere navale e di quello, anche da noi segnalato, di Sappusi.

Dino Barraco riferisce di un cantiere storico e questo fa emergere in tutta la sua cruda verità la mancanza di controlli, non tanto capillari visto l’enormità dei fatti conclusasi al momento con un sequestro preventivo, quanto anche superficiali, che avrebbero potuto fermare decenni fa lo scempio che ci propongono le cronache oggi.

La stessa C.P. effettua, se non sbagliamo, servizio in zona e sul molo “Colombo” e quindi appare quanto m ai difficile comprendere come mai negli anni, e non in questo ultimo semestre, nessuno abbia mai pensato di intervenire.

E’ storico il cantiere, ci racconta Dino Barraco, profondo conoscitore di Marsala e dei fatti marsalesi, proprio a cento passi dalla Capitaneria di Porto e qualche centinaio di metri dal Palazzo Comunale, proprio davanti al monumento dedicato allo sbarco dei mille.

E’ storico perchè l’attività ha avuto inizio oltre cento anni fa, ma sembra la storia di una della tante realtà storiche che non si sarebbe mai adeguata alla realtà e alle normative di legge che man mano evolvevano la cultura della tutela dell’ambiente e del lavoratori.

E’ anche storia, drammaticamente storia siciliana,  quella di non vedere o di girarsi da un’altra parte quando si passa accanto a certi luoghi o a certe attività.

Barraco continua scrivendo che “…. i titolari del cantiere, già da anni erano stati installati gli impianti di anti inquinamento, riciclaggio e depurazione delle acque che scaricano a mare e messi in atto tutti gli altri accorgimenti tali da rendere “sicura ed efficiente” l’attività cantieristica…” .

Noi non abbiamo elementi per contestarlo e noi giornalisti non siamo deputati a ciò,  però, se così fosse, ci aspettiamo che la Capitaneria di Porto e il Comune di Marsala dichiarassero è se questa attività si svolgeva nel rispetto infrastrutturale previsto dal Codice Ambientale, e se così non fosse, quali iniziative e provvedimenti intende attuale il Sindaco di Marsala nei confronti dei responsabili comunali del settore territorio ambiente che fin qui si sono succeduti all’interno dell’Amministrazione comunale e all’eventuale revoca delle autorizzazioni comunali all’azienda.

Al di là dell’immagine complessiva di estremo degrado che trasmette quello che viene definito un cantiere “storico”, sarebbe interessante sapere se sono presenti tutte le strutture tecniche, fisse e mobili,  previste per questa tipologia di attività, se  lo è autorizzato lo scarico di acque reflue industriali derivanti dalle lavorazioni di cantiere, e se  convoglia a direttamente mare,  se presente e funzionantee regolarmente manutenzionato  un impianto di depurazione, in assenza del quale, le acque reflue di lavorazione derivanti dal carenaggio delle unità navali tirate a secco confluiscono  direttamente in mare, andando a costituire di fatto, in assenza dell’autorizzazione prevista, un vero e proprio scarico in corpo idrico superficiale di sostanze di origine industriale, risultando i sistemi di raccolta presenti non idonei a trattenere le acque stesse (comprese le acque di prima pioggia che ricadono sulle aree di cantiere).

Ed inoltre, come sarebbe possibile tutto ciò quando l’attività si svolge su un’area di battigia fatta di terreno assorbente ?

Ecco, quindi che al di là delle considerazioni del fatto che “ … sono strutture che hanno fatto la storia della cantieristica a Marsala e nella Sicilia Occidentale con oltre cento anni di attività… “,  a poco vale la considerazione che “sono l’unica struttura cantieristica che si occupa della costruzione e rimessaggio dei motopesca e barche in legno…” .

Non possono essere giustificazioni,   la storicità e la unicità del cantiere per poter svolgere  una attività industriale o artigianale che risulterebbe non rispettosa delle norme di legge in materia ambientale.

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