Mentre tutto il mondo arabo condanna gli attacchi israeliani contro i terroristi di Hamas nella striscia di Gaza e l’operazione “Colonna di nube difensiva” occupa tutti i titoli dei mass-media arabi, una guerra civile (assai più sanguinosa) continua a imperversare in Siria fra i ribelli e il regime del presidente Bashar Assad: una guerra che dura ormai da un anno e otto mesi (con un bilancio di vittime che praticamente ogni giorno equivale a quello di tutta la “guerra” di Gaza).
È su questo sfondo che Tariq Alhomayed, direttore di “al-Sharq al-Awsat”, il quotidiano più influente nel mondo arabo, ha cercato di riportare l’attenzione dei suoi lettori su quest’altra tragedia del mondo arabo, sottolineando l’elemento-chiave che a suo parere ha portato all’escalation nel sud di Israele: gli iraniani e Assad.
In un editoriale intitolato “La soluzione per Gaza: tornare alla Siria”, Alhomayed scrive: “Purtroppo le guerre nella nostra regione sono diventate come una gara, sicché ogni guerra ne copre un’altra. In altre parole, queste guerre non sono altro che una mossa per fughe in avanti. Dunque ciò che sta accadendo a Gaza è una fuga in avanti, in particolare nella speranza di salvare Assad, o almeno assicurarsi che il prezzo del suo rovesciamento sia più caro per tutti. E il grande architetto di queste guerre è l’Iran”.
Secondo Alhomayed, gli iraniani hanno cercato di incendiare i fronti sui confini di Israele attraverso i loro agenti. Non avendo avuto successo sui fronti siriano e libanese, hanno optato per la striscia di Gaza. “Quando il fronte del Golan non si è mosso abbastanza in fretta, Assad e Iran hanno fatto ricorso al fronte di Gaza, che può essere infiammato molto più velocemente”.
Riguardo alla Siria, Alhomayed scrive: “Ora, la migliore soluzione per uscire da questa guerra, o raid aerei, a Gaza è tornare alla Siria, e con forza, giacché chiunque sia responsabile del lancio dei razzi da Gaza, lo ha fatto pur sapendo benissimo che non c’era nessuna equivalenza. L’unico scopo era salvare Assad, i cui giorni sono contati: anzi, la sua cacciata è dietro l’angolo”.
Mentre le forze di Assad continuano a bombardare pesantemente città e quartieri ribelli e le vittime in Siria si contano a decine ogni giorno, la scorsa settimana il regime siriano ha approfittato della crisi nella striscia di Gaza per condannare quelli che ha definito “i crimini della barbarie israeliana contro la nazione palestinese e il governo di Gaza”, e ha fatto appello alla comunità internazionale perché costringa Israele a cessare i raid. E al giornale statale siriano “Al-Tishreen” non è parso vero di poter riempire le sue pagine con i fatti di Gaza e le condanne del “nemico occupante”.
Esattamente come gli altri mass-media del mondo arabo, e non solo.
(Da: YnetNews, 19.11.12)
Nella foto in alto: Tariq Alhomayed, direttore del quotidiano panarabo edito a Londra “al-Sharq al-Awsat”
Quella di Tariq Alhomayed non è una voce isolata. Accanto alle condanne arabe ufficiali dell’operazione israeliana a Gaza e alle proteste popolari, non mancano editorialisti e opinionisti arabi che accusano pesantemente Hamas.
Sono critiche che giungono prevalentemente da stati del Golfo, Autorità Palestinese e alcuni elementi in Egitto: cioè dal campo di coloro che si oppongono a Iran, Siria e Hezbollah. I critici sostengono che gli attacchi missilistici di Hamas su Israele sono irresponsabili e inefficaci, e che non fanno che offrire un pretesto a Israele per attaccare Gaza. Molti accusano l’Iran di sfruttare la causa palestinese e infiammare l’intera regione al fine di dimostrare la propria forza, migliorare la propria posizione nei negoziati sul nucleare e distogliere l’attenzione dalla crisi in Siria.
Vale la pena sottolineare che questi critici danno per scontato che la crisi è stata innescata dai lanci di razzi di Hamas che hanno scatenato la reazione di Israele.