domenica, Novembre 24, 2024
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Olimpiadi. Sulla strage di Monaco del 1972 .. olimpico silenzio

Il 5 settembre 1972 otto terroristi palestinesi, vestiti con tute sportive e coi borsoni da atleta pieni di mitra e pistole, penetrarono nei dormitori del villaggio olimpico di Monaco, sfruttano un involontario aiuto da parte di atleti americani. Usando chiavi rubate, riuscirono a fare irruzione nella palazzina dove dormivano atleti e allenatori israeliani con lo scopo di prenderli in ostaggio.
Durante lo scontro che ne seguì – affrontato dagli atleti israeliani praticamente a mani nude, e che vide uno dei terroristi finire per terra privo di sensi – due atleti furono ammazzati a colpi d’arma da fuoco. Usando i restanti nove atleti come ostaggi, i sequestratori cercarono col ricatto di costringere Israele a scarcerare duecento terroristi palestinesi. Israele si rifiutò di trattare; ne seguì una situazione di stallo durata circa venti ore. Poi, in un fallito tentativo delle autorità di sicurezza tedesche di liberare gli ostaggi, tutti gli atleti israeliani vennero ammazzati.
L’orrore per l’attacco sanguinario fu tanto più grande per il fatto che i terroristi avevano spietatamente sfruttato l’atmosfera di reciproca fiducia e di pacifica fratellanza fra nazioni che sta al cuore dei Giochi Olimpici.
Oggi il mondo si appresta a tenere un’altra Olimpiade. Rappresentanti ufficiali israeliani e due membri del Congresso americano, a nome e per conto di due vedove delle vittime assassinate a Monaco, hanno avanzato una richiesta semplice e umana: che, al momento in cui il prossimo luglio le nazioni del mondo sbarcheranno a Londra, gli atleti e il pubblico di tifosi osservino un minuto di silenzio. Solo un minuto.
Ma il Comitato Olimpico Internazionale ha detto no.
La decisione non sorprende. Il Comitato Olimpico Internazionale aveva già freddamente respinto precedenti richieste avanzate da Ankie Spitzer, vedova dell’allenatore di scherma Andrei Spitzer, e da Ilana Romano, vedova del sollevatore di pesi Yossef Romano. Tuttavia c’era la speranza che questa volta andasse diversamente. Quest’anno segna un momento particolarmente appropriato per correggere gli errori del passato: ricorre infatti il 40esimo anniversario della strage delle Olimpiadi di Monaco. E questa volta è stata presentata una richiesta ufficiale dal vice ministro degli esteri israeliano Danny Ayalon al presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Jacques Rogge. Alla lettera di Ayalon si sono unite le lettere dei due membri del Congresso degli Stati Uniti, Eliot Engel e Nita Lowey, del partito democratico di New York.
Niente da fare. Nella sua risposta, inviata la settimana scorsa ad Ayalon, Rogge respinge la richiesta. Dice tuttavia che intende partecipare a un ricevimento alla Guildhall di Londra organizzato dal Comitato Olimpico israeliano in memoria delle vittime. “Siamo molto vicini ai famigliari delle vittime – afferma Rogge nella sua lettera – e comprendiamo il loro persistente dolore”. E aggiunge: “Ciò che accadde a Monaco nel 1972 rafforza la determinazione del Movimento Olimpico di contribuire più che mai all’edificazione di un mondo pacifico e migliore, educando i giovani attraverso lo sport praticato senza discriminazioni di alcun genere e nello spirito olimpico. Siate certi che, nell’ambito della famiglia olimpica, la memoria delle vittime della terribile strage di Monaco del 1972 non svanirà mai”.
Che sia vero o meno che la memoria degli undici di Monaco resterà sempre viva “nell’ambito della famiglia olimpica”, osservare un minuto di silenzio ai prossimi Giochi Olimpici e in quelli che seguiranno contribuirebbe molto a far sì che essi continuino ad essere ricordati anche al di fuori “dell’ambito della famiglia olimpica”. E comunque, un momento di silenzio non sembra che sia chiedere troppo, specie considerando la ferocia di quegli omicidi e il fatto che le vittime non vennero uccise per le strade di Gerusalemme o di Tel Aviv, ma all’interno del villaggio olimpico in quanto partecipanti ai Giochi della fratellanza fra le nazioni. La strage di Monaco dovrebbe essere commemorata non come una tragedia israeliana, bensì come una tragedia “nell’ambito della famiglia delle nazioni”, come ha sottolineato Ayalon.
Rogge ha perso l’occasione e si è aggiudicato la medaglia d’oro dell’indifferenza. Ma la sua omissione non può in alcun modo sminuire il lascito degli undici di Monaco.

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