sabato, Settembre 21, 2024
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Acqua a Marsala. Le responsabilità di Massimo Russo, del D.G. ASP Trapani De Nicola e del Sindaco Carini

acquaSono mesi di silenzio da parte delle massime autorità in materia di salute pubblica sulla questione della potabilità presunta dell’acqua erogata dal Comune di Marsala ai propri cittadini.

Tutti le autorità preposte alla salute pubblica, l’assessore regionale alla sanità, Massimo Russo, il dirigente generale dell’ASP di Trapani e il sindaco di Marsala, Renzo Carini, sembra abbiano “dimenticato” la questione fidando del fatto che come spesso accade in questa disgraziata terra, dopo la buriana, torna il sereno e con il sereno spesso cala la nebbia … dell’oblio!

Noi abbiamo scritto più volte che fino a quando questi signori, responsabimente non risponderanno e prenderanno gli opportuni provvedimenti, continueremo la nostra inchiesta, fidando anche della responsavilità del nuovo minsitro della salute a cui abbiami sottoposto la questione.

Già perchè, le reticente di chi deve dare risposte ed intervenire, confermerebbe il fatto che dall’entrata in vigore delle norme di salvaguardia in materia di acqua potabile,  ovvero il dlgvo 31/2011, che a Marsala, ma verosimilmente nella intera provincia di Trapani e forse anche in tutta la Sicilia, non si siano mai attuate le verifiche di legge.

Nel caso di Marsala la questione appare grave perché, sfogliando i giornali di qualche anno fa, scopriamo che un’indagine i cui risultati, chissà perché, furono subito messi sotto chiave ci fa capire quali possibili gravi problemi qualcuno cerca di nascondere.

L’indagine, i cui risultati sono stati gelosamente custoditi (occultati sarebbe meglio dire …), è relativa alle analisi delle acque del sottosuolo marsalese effettuati nel quinquennio 1983-88 dall’Istituto di igiene dell’Università di Palermo.

Nel 2003,  un convegno medico si è tenuto sulla questione dell’alto tasso di tumori che da anni si registra nel marsalese, è stato l’urologo di oncologia dell’ospedale San Biagio Mario Ferrera, che nel giugno del 1990 quei dati, reperiti dopo non poche difficoltà, li pubblicò sul periodico locale Il Vomere.

Poi, però, inspiegabilmente, della questione non si occupò più nessuno neanche dopo l’entrata in vigore della legge 31/2001 a cui appare quasi certo, né la Regione Siciliana, né l’ASP di Trapani  né, incredibilmente, i sindaci di Marsala si sarebbero uniformati.

“Se quei dati non fossero passati sotto silenzio –  ha all’epoca affermato il professor Nicola Gebbia, docente di Oncologia alla Facoltà di Medicina dell’Università di Palermo – qualche poltrona sarebbe sicuramente saltata”.

Che sia anche oggi, a distanza di otto anni la preoccupazione di certa classe dirigente e politica ?

Cosa emerse da quelle analisi effettuate su campioni d’acqua prelevati da 38 pozzi privati vicini a serre tra le contrade Addolorata e Birgi e da 13 pozzi dell’acquedotto comunale?  

Secondo quanto riportano le cronache dell’epoca, il quotidiano La Sicilia in particolare, emerse, soprattutto nei pozzi vicini alle serre, la presenza di notevoli quantità – in percentuali ai limiti delle soglie di tollerabilità previste dalla legge (ndr.: pre 31/2011) – di pesticidi usati in agricoltura.

Tra questi veleni, alcuni dei quali, per altro, già da anni proibiti, anche perché non degradabili nel tempo, il letale Ddt, l’Aldrin, il Dieldrin, l’Eptacloro, il Lindano ed altre sostanze chimiche che certamente non fanno bene alla salute. In buona parte si trattava di insetticidi “organo clorurati”.

Tutte sostanze che penetrano in profondità fino a toccare le falde, con le acque piovane.

L’indagine  ha evidenziato che nel  50% dei campioni prelevati,  il contenuto totale di cloro-organici era superiore al limite dello 0,5 ppb previsto dalle previgenti direttive  Cee, limiti ulteriormente ridotti proprio con il dlgvo 31/2001.

Divieto in vigore proprio durante lo sviluppo dissennato dell’agricoltura in serra messo in atto irresponsabilmente nel marsalese senza che le autorità sanitarie e politiche provvedessero ad un minimo di informazione sui rischi circa l’utilizzo di certi fitofarmaci, peraltro vietati.  

Negli anni nessuno, regione, provincia, ASL (ora ASP), comune, e NAS, hanno mai ritenuto opportuno aprire un capitolo acque a Marsala, eppure, il problema di percentuali anomali di certe patologie gravi quali il cancro, dovrebbe responsabilmente suggerire al Sindaco in prima battuta, ed in assenza di certezza sulla salubrità e potabilità delle acque, il suo uso potabile.

Ma forse …  ci sono troppi interessi in ballo da toccare …

In fin dei conti, cosa volete che sia qualche tumore in più del normale ?

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