Scrive YEDIOT AHARONOT che la risposta del pubblico all’esercitazione Turning Point 5 è stata decisamente fiacca e aggiunge: “A che cosa serve quest’esercitazione, ha chiesto qualcuno. Forse serve a vedere che il rifugio di casa tua è diventato un magazzino e così lo pulirai, gli hanno risposto. Io non ho un rifugio, ha replicato, e la mia zona protetta è la tromba delle scale. Non ho bisogno di un’esercitazione per andare nella tromba delle scale.”
(Da: Yediot Aharonot, 23.06.11)
Scrive MA’ARIV, a proposito della controversia sui prezzi di certi prodotti, che “quando aumenterà la competizione i prezzi scenderanno.”
(Da: Ma’ariv, 23.06.11)
Scrive YISRAEL HAYOM, a proposito del potenziale ritorno alla politica dell’ex ministro del partito, Shas Aryeh Deri, già condannato: “L’uomo spietato che crudelmente si è servito dei fondi pubblici sta seriamente pensando di ritornare. Ora vuol diventare di nuovo un legittimo funzionario eletto. Adesso sta seriamente mettendo gli occhi sui seggi del governo, e questo non deve accadere. Perfino negli stati più oscuri e arretrati non c’è mai stato un precedente simile.”
(Da: Yisrael Hayom, 23.06.11)
Scrive HA’ARETZ, circa l’intenzione del ministro dell’interno Eli Yishai di aggiungere il termine ‘ebreo’ alle carte d’identità israeliane per quelli che lo richiedono e che sono ebrei secondo la definizione di Yishai di ’chi è ebreo’: “Un ebreo non può essere identificato da un timbro su una carta d’identità.” L’editorialista dichiara che le distinzioni tra cittadini sulla base della fede e delle convinzioni religiose “mina completamente la definizione di Israele non solo come democrazia ma anche come stato ebraico,” e aggiunge che “le convinzioni di un individuo sono affari suoi, e il suo senso di appartenenza nazionale è determinato dalla sua identificazione, non dall’ordine del ministro dell’interno.”
(Da: Ha’aretz, 23.06.11)