L’Associazione Italiana Transumanisti è tra gli oppositori del finto testamento biologico del Ddl Calabrò, su cui il Parlamento voterà nei prossimi giorni.
L’avanzamento della tecnica ci chiede un’etica e una legislazione all’altezza dei tempi. Quando macchine e terapie sempre più sofisticate sbriciolano il vecchio concetto di morte naturale, occorre dare nuovi strumenti ad antichi diritti e creare nuovi diritti.
Così nei paesi con medicina di avanguardia si è affermata l’idea del testamento biologico, un documento che ci permette di decidere oggi se e come essere curati il giorno in cui non fossimo più capaci di intendere e volere, per incidente o malattia.
Come il consenso informato che firmiamo prima di un intervento chirurgico, il testamento biologico dovrebbe concretizzare, a livello di legislazione ordinaria, il diritto di autodeterminarsi garantito dalla Costituzione (artt. 2, 13 e 32). Invece la legge proposta in questi giorni alla Camera afferma il contrario: la vita umana è indisponibile, quindi un obbligo. E regola il testamento biologico in modo da renderlo complicato e inutile, riducendo lo spazio di scelta che oggi ancora esiste in forza di sentenze basate sulla Costituzione.
Noi transumanisti affermiamo un concetto forte di autodeterminazione: consideriamo l’eutanasia volontaria un diritto fondamentale da rivendicare. Dal nostro punto di vista, ciascuno deve poter scegliere sulla propria vita e sulla propria morte, sulla possibilità di sospensione crionica e, un domani, quando la scienza lo consentisse, sulla possibilità di estendere la durata della propria vita tramite apposite terapie.
Il Ddl Calabrò ci dice invece questo: chi cade in stato di incapacità di intendere e volere è un corpo su cui lo Stato potrà esercitare l’imposizione della vita vegetativa, già elevata a oggetto di macabro festeggiamento nazionale.