Durante il “farhud”, il pogrom antiebraico scoppiato in Iraq nel 1941, vennero uccisi 180 ebrei e circa 700 restarono feriti o mutilati. Nel corso delle violente manifestazioni che scoppiarono incendiarono l’Egitto nel novembre 1945 vennero feriti 400 ebrei e molte proprietà ebraiche vennero saccheggiate e danneggiate.
I tumulti in Libia, sempre nel novembre 1945, comportarono un prezzo più alto: 130 ebrei assassinati e 266 feriti. I tumulti del dicembre 1947 in Siria costarono la vita, solo a Damasco, a 13 ebrei (fra cui otto bambini) e altri 26 restarono feriti o mutilati. Ad Aleppo venero danneggiate 150 case e venivano date alle fiamme cinque scuole e dieci sinagoghe, e si contavano vittime ebree a decine.
Nello stesso tempo ad Aden, nello Yemen, 97 ebrei venivano assassinati e 120 feriti con modalità tali che alcuni ebrei che subirono quei fatti parlarono di “olocausto dell’ebraismo yemenita”.
Non sono che alcuni delle decine di aggressioni e massacri anti-ebraici perpetrati nei paesi arabi nel corso del XX secolo. Cosa sa di questi eventi la maggior parte degli insegnati e degli allievi in Israele? Praticamente nulla. Per contro, si chieda a una qualunque classe delle scuole superiori israeliane se sanno qualcosa delle uccisioni a Deir Yassin o della Naqba e vi saranno immancabilmente diversi studenti che dimostrano di saperne qualcosa.
La storia non è una gara fra tragedie e catastrofi. Ma un israeliano che cerca una descrizione attendibile degli eventi del passato, non può accettare una storiografia menzognera che ritrae gli ebrei come se fossero vissuti nel benessere e nella felicità, nei paesi islamici, finché non sono arrivati il “colonialismo sionista” e l’“aggressione sionista” a rovinare quell’idillio.
Sia nell’edizione del 2003 che in quella aggiornata del 2009, il testo “Studiare la narrazione storica dell’altro” [nel 2003 è uscita una traduzione in italiano col titolo “La storia dell’altro”) offre uno degli esempi più lampanti di storiografia distorta. In questo libro la parte palestinese attacca, spesso in modo aggressivo, denigra e distorce il movimento sionista. Ma nessuno dei fatti storici menzionati all’inizio di questo articolo merita d’essere citato in quel testo, dove due presunte narrazioni vengono presentate una accanto all’altra, entrambe purtroppo incomplete, disinformate e fuorvianti.
Nell’edizione del 2003, la “narrazione palestinese” sosteneva che degli “arabi-gebusei” avevano preceduto gli ebrei nel Paese e che, “quando re Davide, sia benedetta la sua memoria” conquistò Gerusalemme, “vuotò Gebus dei suoi abitanti” (vale a dire che gli ebrei avrebbero cacciato gli arabi-gebusei che erano lì prima di loro).
Nella più recente edizione del 2009, il libro definisce la Dichiarazione Balfour “l’empio atto di matrimonio fra imperialismo britannico e movimento colonialista sionista, a detrimento della nazione palestinese e del futuro dell’intero popolo arabo”. Vi si legge: “La salvezza degli ebrei dopo l’Olocausto avvenne al prezzo di creare il nuovo Olocausto del popolo palestinese”. E così via, per pagine e pagine.
Anche la “narrazione israeliana” è distorta. Quella presentata nell’edizione del 2003 sostiene che durante la guerra d’indipendenza del 1948 “vi furono atti di massacro, saccheggio e stupro commessi da soldati ebrei, e il massacro più noto è quello commesso a Deir Yassin dove vennero uccisi più di 250 arabi”. Ma la narrazione palestinese della stessa edizione diceva che “il più noto massacro fu Deir Yassin, le cui vittime ammontarono a più di 100 morti e decine di feriti”.
Tuttavia, nell’edizione 2009 i palestinesi si sono affrettati ad “aggiustare” la loro versione, che adesso recita: “Fra i più noti atti di massacro vi fu quello di Deir Yassin, le cui vittime ammontarono a più di 250 morti e decine di feriti”. (Vale la pena ricordare che la maggior parte degli stoici più autorevoli è arrivata alla conclusione che le persone morte a Deir Yassin sono state fra 90 e 120.)
E ancora. La narrazione israeliana nell’ultima edizione del testo afferma che, secondo l’opinione araba”, il numero di profughi arabi durante la guerra d’indipendenza è stato “più di un milione”, laddove la narrazione palestinese parla soltanto di “oltre 750mila profughi”.
Gli esempi qui proposti indicano che si tratta di un libro di storia ingannevole, pieno di errori e distorsioni. Per questo motivo, il Ministero dell’istruzione israeliano non ha autorizzato che questo libro venisse adottato nelle scuole come libro di testo, in modo particolare nelle scuole pubbliche, come avrebbe fatto il ministero dell’istruzione di qualunque altro paese democratico e responsabile.
Zvi Zameret
(Da: Ha’aretz, 29.10.10)
Nella foto : Zvi Zameret, capo del segretariato pedagogico del Ministero dell’istruzione israeliano.