lunedì, Novembre 25, 2024
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Autorità Palestinese: “il Muro del Pianto è proprietà islamica”

muro del piantoIl Muro Occidentale (noto anche come “muro del pianto”), nella Città Vecchia di Gerusalemme, non ha alcun significato religioso per l’ebraismo ed è di fatto proprietà santa islamica.         
     
È quanto afferma un rapporto ufficiale pubblicato dallo scrittore e poeta Al-Mutawakil Taha, attuale vice ministro per l’informazione dell’Autorità Palestinese presieduta da Mahmoud Abbas (Abu Mazen).            
Decenni di ricerche e studi archeologici hanno dimostrato che il Muro Occidentale (in ebraico, HaKotel HaMa’aravi), considerato uno dei luoghi più sacri al mondo per l’ebraismo dove convergono a pregare ebrei da tutto il mondo, costituisce parte delle mura di supporto erette a sostegno del complesso monumentale sulla sommità del monte, dove vennero edificati sia il primo che il secondo Tempio ebraico, quest’ultimo distrutto poco meno di duemila anni fa. Il complesso costituito dalla Moschea Al-Aqsa e dal Duomo della Roccia venne costruito più di seicento anni dopo, sopra le rovine del Tempio ebraico.
La presa di posizione dell’Autorità Palestinese circa il Tempio ebraico, che riecheggia analoghe pretese già sostenute in passato da vari leader palestinesi (in particolare da Yasser Arafat, che su questo ebbe un celebre scontro verbale col presidente Usa Bill Clinton), mette nuovamente in luce la distanza fra la posizione palestinese e il minimo necessario per poter arrivare a un accordo di pace fra israeliani e palestinesi.
“Questo non è l’unico caso in cui i palestinesi cercano di distorcere i fatti storici per negare il profondo legame tra il popolo ebraico e la sua terra” ha detto giovedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ed ha aggiunto: “Quando l’Autorità Palestinese nega il legame fra popolo ebraico e Muro Occidentale, suscita seri interrogativi circa la sua reale volontà di arrivare a un accordo di pace, le cui fondamenta non possono che essere la convivenza e il riconoscimento reciproco”.
Al-Mutawakil Taha ha dichiarato mercoledì alla Associated Press che il suo saggio di cinque pagine, pubblicato su un sito web governativo dell’Autorità Palestinese, riflette la posizione ufficiale palestinese.              
Il rapporto contesta che il Muro Occidentale facesse parte dei contrafforti del complesso del Tempio ebraico, liquidando con poche parole secoli di documentazione e di evidenze archeologiche.
“L’occupante sionista – vi si legge – pretende falsamente e ingiustamente di essere titolare di questo muro, che chiama Muro Occidentale”. Sostenendo che si tratterebbe invece della parete ovest della Moschea di Al-Aqsa, Taha afferma (contro ogni fonte storica, anche musulmana) che gli ebrei avrebbero iniziato a venerare il Muro Occidentale solo dopo la Dichiarazione Balfour del 1917.
E continua: “Quel muro non ha mai fatto parte di ciò che viene chiamato Tempio ebraico. Fu piuttosto la tolleranza islamica che permise agli ebrei di stazionarvi davanti a piangerne la perdita”. La conclusione del rapporto è che, siccome gli ebrei non hanno alcun diritto da rivendicare sul sito, esso è parte del territorio sacro islamico e deve far parte della Gerusalemme palestinese. 
La parte est di Gerusalemme, occupata dalla Legione Araba di Giordania nel 1948, è stata riconquistata da Israele durante la guerra dei sei giorni del 1967 e riunificata alla parte occidentale in un’unica municipalità sotto sovranità israeliana.
I palestinesi sostengono che tutta Gerusalemme est, compresa la Città Vecchia, debba diventare la capitale del futuro stato palestinese. “È chiaro che si tratta di una posizione politica” ha affermato Taha, spiegando d’aver scritto il suo rapporto dopo che, domenica scorsa, le autorità israeliane avevano approvato un progetto per la ristrutturazione dell’area di accesso e quella di fronte al Muro Occidentale.
Mark Regev, portavoce del governo israeliano, definisce il rapporto dell’Autorità Palestinese una forma di incitamento all’odio costruita sulla negazione dei legami storici fra ebrei e Gerusalemme. Einat Wilf, parlamentare laburista, definisce “stupido” il continuo tentativo dei palestinesi di creare in qualche modo una fittizia realtà alternativa in cui il popolo ebraico risulti straniero in questa terra e a Gerusalemme.       
Quando Israele assunse il controllo della parte orientale di Gerusalemme, demolì i tuguri e le baracche che erano state costruite davanti al Muro Occidentale, e trasformò in un ampio piazzale quello che era ridotto a uno stretto vicolo a fondo chiuso. Al contrario, l’amministrazione sulla sommità del complesso, vale a dire sulla spianata delle moschee, venne lasciata al Consiglio Supremo Islamico o Waqf (la Custodia del patrimonio islamico), mentre Israele si riservava unicamente il controllo globale sulla sicurezza.
Domenica scorsa il governo israeliano ha approvato uno stanziamento di 85 milioni di shekel (ca. 17,4 milioni di euro) per un progetto di restauro dell’area del Muro Occidentale che prevede migliorie dell’accesso al piazzale e del prospiciente quartiere ebraico della Città Vecchia, da realizzare nel periodo 2011-2015 a beneficio dei milioni di turisti e fedeli che vi si recano ogni anno.
Il progetto, ha specificato Regev, non interessa aree considerate sacre sia da ebrei che da musulmani. Nondimeno l’Autorità Palestinese ha immediatamente condannato il progetto definendolo “illegale” perché, ha dichiarato all’Afp Ghassan Khatib, portavoce dell’Autorità Palestinese, “gli israeliani non hanno alcun diritto di costruire nei territori occupati e a Gerusalemme”.
Nelle immagini in alto: Ebrei in preghiera al Muro Occidentale in una incisione del 1860 e in una foto dei primi del ‘900.

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