Lo Stato vuole che il premio Nobel per la pace Mairead Corrigan-Maguire venga espulsa da Israele. Dopo aver accordato alla Maguire ampia facoltà di difendere le sue ragioni, la settimana scorsa la Corte Distrettuale Centrale ha deliberato a favore della richiesta dello Stato, e lunedì la Corte Suprema ha fatto altrettanto.
Accogliamo con favore questo esito. Non per il vergognoso paragone fatto dalla Maguire nel 2004 fra la supposta capacità nucleare di Israele e le camere a gas di Auschwitz; né per l’assurda e inaccettabile accusa che ha fatto lunedì in tribunale quando ha sostenuto che Israele sarebbe uno “stato da apartheid” che perpetra “la pulizia etnica contro i palestinesi”. Non per le sue opinioni, dunque, la Maguire dovrebbe essere espulsa da Israele, ma per le sue azioni: per ciò che ha fatto e fa per minare la capacità di Israele di difendere se stesso e i propri cittadini.
Mairead Maguire, che nel 1976, all’età di 32 anni fu la persona più giovane mai insignita del Nobel per la pace assegnatole per l’opera svolta a favore della fine delle violenze settarie nella sua nativa Irlanda del Nord, intendeva guidare una delegazione chiamata Nobel Women’s Initiative (Iniziativa delle Donne premio Nobel), in visita in Israele e Cisgiordania dal 28 settembre al 5 ottobre.
La Maguire è una donna di considerevoli meriti, che a suo tempo ha operato in modo coraggioso e pacifico per contribuire alla fine del conflitto nel suo paese. Ma le sue attività a favore dei palestinesi hanno svelato una desolante carenza di sensibilità morale.
Venne espulsa la prima volta da Israele il 30 settembre 2009, dopo che aveva preso parte a una manovra per infrangere il blocco israeliano attorno alla striscia di Gaza. In altri termini, insieme ad altri attivisti affiliati al movimento detto Free Gaza (Gaza Libera) si è adoperata con una prova di forza per impedire a Israele di esercitare, contro la striscia di Gaza controllata dai terroristi di Hamas, il proprio diritto di autodifesa attraverso il blocco navale, una misura prevista dal diritto internazionale e che, nel caso specifico, non ha mai impedito il trasferimento di cibo, medicinali e altri beni di prima necessità che non possano essere trasformati in razzi, obici di mortaio e altre armi letali usate contro i civili israeliani. Tutti gli aiuti umanitari che erano a bordo della nave della Maguire, la Arion, vennero prontamente trasferiti a Gaza, dopo i necessari controlli di sicurezza, così come avviene per tutti gli aiuti umanitari fatti arrivare da stranieri agli abitanti di Gaza, insieme ai convogli di camion di aiuti garantiti da Israele ogni settimana.
Quando la Arion venne fermata dalle Forze di Difesa israeliane, alla Maguire venne notificato che non le sarebbe stato permesso entrare nel paese per dieci anni. Ciò nonostante lo scorso giugno, pochi giorni dopo il fatale arresto della Mavi Marmara, la Maguire era di nuovo a bordo di una nave che cercava di violare il blocco israeliano anti-Hamas. Ancora una volta le venne notificato dalle autorità israeliane che le era vietato l’ingresso nel paese per dieci anni.
Ma la settimana scorsa la Maguire ha ignorato il diritto sovrano che ha Israele di decidere chi possa o meno attraversare le sue frontiere, sostenendo in malafede di non sapere che le era proibito farlo. Avrebbe potuto avere almeno l’onestà di dire chiaramente che si rifiuta di rispettare la sovranità d’Israele.
Se la Maguire e i suoi compari attivisti desiderano veramente migliorare la qualità della vita degli abitanti di Gaza, non devono far altro che far arrivare i loro aiuti umanitari in coordinamento con Israele. Ancora più importante, dovrebbero fare pressione su Hamas e sugli altri islamisti estremisti che controllano la striscia di Gaza affinché la smettano con i loro dissennati attacchi balistici su città, villaggi e kibbutz israeliani. E dovrebbero insistere affinché Hamas garantisca agli abitanti di Gaza una leadership stabile e risposabile, che rispetti i diritti umani e la libertà di religione e che accetti il diritto del popolo ebraico, riconosciuto anche dall’Onu, ad esercitare l’autodeterminazione e una sovranità politica nella sua patria storica. Ma la Maguire, che ha anche chiesto l’espulsione di Israele dall’Onu, più che ad aiutare gli abitanti di Gaza sembra molto interessata ad aiutare fattivamente i terroristi nemici di Israele.
Questo giornale ha sostenuto, in passato, che anche i più arrabbiati critici di Israele – come Noam Chomsky, cui nel maggio scorso è stato negato il visto d’ingresso – debbano poter venire qui a esprimere le loro opinioni. Abbiamo fiducia nel fatto che cittadini liberi di informarsi e di pensare con la propria testa sappiano distinguere fra le narrazioni e rivendicazioni credibili e quelle prive di qualunque fondamento.
Ma il caso della Maguire è diverso. Chi opera attivamente per infrangere con le vie di fatto il blocco anti-Hamas su Gaza essenzialmente si adopera per mettere in pericolo la vita dei cittadini israeliani, rendendo più facile a Hamas procurarsi i razzi e i mortai che usa continuamente per sparare sul nostro territorio.
Israele può e deve esercitare la sovranità che si è dolorosamente guadagnato e meritato per fermare quelli come la Maguire: gente che sfrutta le accuse di “crisi umanitaria” a Gaza per dare più forza ai terroristi di Hamas.
(Da: Jerusalem Post, 4.10.10)
Nella foto in alto: Mairead Corrigan-Maguire, dopo essere sbarcata nella striscia di Gaza da un’imbarcazione “umanitaria” (ottobre 2008), riceve dalle mani del leader terrorista di Hamas, Ismail Haniyeh, una targa dono con la raffigurazione della mappa delle rivendicazioni territoriali palestinesi: come di consueto, lo stato di Israele risulta cancellato dalla carta geografica