Continua per la Sicilia la triste conta dei politici che a vario titolo cadono sotto la scura della magistratura.Ora, i pubblici ministeri Antonio Ingroia e Nino Di Matteo della Procura della Repubblica di Palermo accusano di concorso in corruzione aggravata per ‘aver favorito l’associazione mafiosa, ben quattro senatori della repubblica, Carlo Vizzini (Popolo della Libertà, presidente della commissione Affari costituzionali) e co-firmatorio del DDL per la modifica dello Statuto presentato … il 31 maggio scorso, Salvatore Cintola, Saverio Romano e Salvatore Cuffaro (Udc) che saranno sentiti nei prossimi giorni davanti ai magistrati.
L’inchiesta, che scaturisce dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino, e relative a al famoso “tesoro” «tesoro » di Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo, condannato per mafia e morto nel 2002, riporta la Sicilia alla triste quotidianità fatta di collusione tra mafia e politica, anche se in questo caso ancora da dimostrare.
La cosa che più impressiona anche questa volta è la ridda di prese di posizione della casta che da subito ha inteso esprimere solidarietà agli inquisiti.
Solidarietà che appare come una sorta di delegittimazione della Magistratura e non si tiene conto del lavoro dei magistrati che sembrano convinti di essere in possesso di prove a sostengo delle loro accuse.
Ciò che appare serio è il nuovo coinvolgimento di Salvatore Cuffaro in fatti giudiziari e l’incredibile coincidenza che spesso sono politici dell’UDC a essere coinvolti.