E’ di questi giorni la notizia che un gruppo di parlamentari (guidati da Gasparri) ha presentato un disegno di legge finalizzato a modificare l’art. 10 dello Statuto Siciliano: è chiaro ed evidente che i partiti dei promotori di questa scellerata iniziativa vogliono fare cadere il Governo Lombardo e sbarazzarsi così dello scomodo Presidente del Popolo Siciliano.
Orbene, a prescindere dalla legittimità (sotto il profilo costituzionale) di una iniziativa del genere, non sembra vi sia necessità di apportare modifiche sostanziali allo Statuto Siciliano: ammesso e non concesso che qualcosa vi sia da rivedere, vi sarà tempo e modo di trovare le formule idonee a sistemare la parte dello statuto che può riguardare le esigenze della stabilità politica o armonizzare la normativa statutaria con la normativa dell’Unione Europea. E ciò anche perché i programmi operativi plurifondo ed i patti territoriali travalicano ormai l’autonomia regionale, imponendosi non solo nei confronti dello Stato ma soprattutto nei confronti dell’Europa (di una Europa che, sempre più tende a diventare Europa delle Regioni, piuttosto che rimanere Europa degli Stati).
La formula più giusta è certamente quella che si fonda su quel principio di sussidiarietà che è stato ribadito nel Trattato di Maastricht, laddove si legge: “Lo Stato deve intervenire solo nelle materie riguardo alle quali gli enti sottoordinati, nell’ambito delle rispettive competenze, non possono decidere ed agire con efficacia”. In questa ottica, non vi è dubbio che lo Statuto Siciliano attribuisce alla regione poteri ancora più ampi di quelli cui accenna il Trattato di Maastricht e, quindi, nella ormai scontata prospettiva di una riforma federalista, esso può senz’altro costituire, proprio per la propria attualità, un modello ideale per tutte le altre regioni.
I politici siciliani, per decenni ed a tutti i livelli, si sono preoccupati solo di catturare il consenso dell’elettorato e, negli anni, sono rimasti incastrati in una sorta di meccanismo perverso che ha prodotto effetti devastanti, quali lo scadimento della qualità della classe politica e la conseguente disaffezione del popolo nei confronti delle Istituzioni e della politica in genere. Quelli che inizialmente erano i galoppini elettorali dei vari politici hanno via via assunto, nel tempo, il ruolo di grandi elettori e, quindi mentre prima si limitavano a chiedere favori per sé e per i propri “clienti”, hanno poi cominciato a chiedere ai propri “referenti” (man mano che questi venivano eletti alla Regione, alla Camera o al Senato) candidature sempre più importanti (al consiglio comunale, al provinciale, alla regione) per sé o per i propri “clienti”. Con il passare degli anni, così, è accaduto che, grazie allo stesso pacchetto di voti, una cordata facente capo ad un referente “onorevole” (deputato nazionale o senatore) portasse alla elezione di uno o più consiglieri comunali, di uno o più consiglieri provinciali, di un deputato regionale: tutti, a quel punto, dipendenti dell’onorevole (deputato o senatore) di cui erano stati inizialmente i galoppini elettorali. La conseguenza più deleteria di questo perverso meccanismo, lo si ribadisce, è stata quella di peggiorare la qualità della classe politica: quasi sempre, infatti, i fedelissimi galoppini di un tempo sono diventati “onorevoli” e, a loro volta, referenti di altri galoppini. E poichè nessuno dei referenti ha mai avuto cura di distinguere tra i “voti che si contano” ed i “voti che si pesano”, tanto i vecchi quanto i nuovi leaders siciliani hanno finito per privilegiare i numeri, cioè, i “voti che si contano”…Il tutto, a discapito della qualità!
Ne è venuta fuori, nell’Isola, una classe politica opportunista, camaleontica ed ascara, asservita alle segreterie centrali dei partiti nazionali, priva di una vera coscienza sicilianista, ignara della storia della propria terra e delle origini storiche dello Statuto Siciliano, cinica ed indifferente di fronte alle sofferenze dei propri conterranei ed in particolare dei giovani siciliani, lontana mille miglia dalla idea e dai principi autonomisti …tanto da ignorare le norme e le prerogative statutarie, il diritto dei popoli all’autodeterminazione, l’importanza – per l’Isola – della funzione politica dell’autonomia, unico rimedio idoneo a risanare le piaghe secolari della Sicilia ed a promuoverne il riscatto. Una classe politica, insomma, insensibile alle mille vessazioni cui i vari governi nazionali hanno sottoposto la Sicilia allo scopo di depredarla delle proprie risorse, una classe politica sempre e comunque incapace di compattarsi nelle sedi istituzionali per difendere gli interessi del Popolo Siciliano. Una classe politica che, pur essendo costituita di siciliani (quantomeno per nascita), continua ancora oggi ad obbedire agli ordini delle segreterie nazionali dei propri partiti giustificandone presso l’elettorato siciliano le scelte disastrose per l’economia dell’Isola e per il futuro dei siciliani. Una classe politica che, anziché compattarsi accanto al primo governo autonomista della Regione Siciliana, fa di tutto e di più per remargli contro e per affossarlo schierandosi apertamente non a difesa degli interessi della Sicilia ma solo ed esclusivamente a difesa del governo centrale e delle sue manovre finalizzate a distrarre i fondi destinati dall’Unione Europea alla Sicilia e ad appropriarsi, come sempre, delle risorse dell’Isola.
A questo punto, diventa necessaria ed improcrastinabile una mobilitazione straordinaria dei Siciliani! E non solo per arginare la gravissima crisi nella quale l’autonomia statutaria è stata trascinata dalla classe politica siciliana e per vigilare affinché la revisione dello Statuto Siciliano che i partiti nazionali reclamano ad ogni costo in sede di riforma costituzionale federalista, stante la sua natura pattizia, non avvenga senza il consenso del Popolo Siciliano, ma anche e soprattutto per rafforzare il PRESIDENTE RAFFAELE LOMBARDO in occasione delle prossime ELEZIONI EUROPEE del 6 e 7 giugno 2009, cioè tra pochi giorni!
OCCORRE CHE I SICILIANI SAPPIANO E CAPISCANO CHE DIPENDE DAL LORO VOTO IL FUTURO DELL’ISOLA. MAI COME IN QUESTO MOMENTO L’AUTONOMIA DEL GOVERNO SICILIANO E’ STATA IN PERICOLO! PROPRIO ADESSO CHE LA SICILIA, GRAZIE ALLA TENACIA ED AL CORAGGIO DEL SUO PRESIDENTE, HA ALZATO LA TESTA ED HA RIVENDICATO I SACROSANTI DIRITTI DEL POPOLO SICILIANO, E’ ASSOLUTAMENTE NECESSARIO CHE TUTTI I SICILIANI SI STRINGANO ACCANTO AL PROPRIO PRESIDENTE DANDOGLI IL PROPRIO VOTO PER MOSTRARE AL GOVERNO CENTRALE CHE SONO STANCHI DI ESSERE OPPRESSI DA UNA POLITICA MATRIGNA CHE VUOLE RELEGARE LA REGIONE SICILIANA ALL’ULTIMO POSTO DELLE REGIONI ITALIANE, AL RUOLO DI CENERENTOLA DELLA NAZIONE ITALIANA.
E’ venuto il momento di reagire, TUTTI, a prescindere dalle proprie ideologie e dalle appartenenze. In questo momento critico, dobbiamo TUTTI dimenticare – o anche soltanto accantonare – la disastrosa tricotomia politica che da sempre ci divide: destra, sinistra, centro. In questo momento, dovremmo solo ricordarci di essere SICILIANI!
E IL PRESIDENTE RAFFAELE LOMBARDO, CONDUCENDO LA TENACE E CORAGGIOSA BATTAGLIA AUTONOMISTA CHE E’ SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI, STA DIMOSTRANDO A TUTTO IL MONDO DI CREDERE NEI SICILIANI!
TOCCA AI SICILIANI COMPRENDERE L’IMPORTANZA DELL’AUTONOMIA E DELLA BATTAGLIA AVVIATA DA LOMBARDO, NON LASCIARLO SOLO E RICAMBIARNE LA FIDUCIA!
Renato Sgroi Santagati
Mo.Si.F