Per il deputato Salvino Caputo è necessario che il Presidente della Regione Siciliana dichiari lo stato di crisi per il settore delle costruzioni dell’edilizia.
Il tutto perché il presidente dell’Associazione costruttori edili ha recentemente affermato che nei primi 4 mesi del 2009 c’è stato in calo degli appalti che ha superato il 50 % rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
“Se non si adottassero – secondo il presidente dell’Associazione – provvedimenti urgenti per fermare l’emorragia del comparto edile si aprirà per la Sicilia un nuovo fronte di crisi per l’economia regionale con perdita di migliaia di posti di lavoro”.
Da qui, l’estemporanea richiesta di Salvino Caputo che chiede al Presidente Lombardo e all’Assessore Regionale ai Lavori Pubblici, di dichiarare lo stato di crisi del settore ed affrontare il calo degli appalti “pubblici” e quindi, aprire i cordoni della borsa regionale.
Secondo Caputo quindi, la crisi del settore, se crisi c’è, va risolta, almeno pare di capire, a suon di appalti pubblici e non con un serio programma economico generale con l’ammissione, da parte dei costruttori, di problemi di sicurezza, salari e qualità di interventi.
Non pare assolutamente condivisibile la preoccupazione di Caputo che se si fermasse l’ediliza si fermerebbe l’economia e si darebbe vita ad una nuova crisi senza precedenti. Ma questa “preoccupazione e la soluzione prospettata appare come una “commistione” di politica e di business, può provocare danni irreparabili ad un territorio già troppo spesso violentato disastrato.
L’edilizia, anche abusiva continua ad imperare come in Sicilia come e più di prima e tutti fanno finta di non accorgesene perchè considerata valvola di sfogo per la disoccupazione. Un concetto questo, della classe politica siciliana che ha prodotto il più immane disastro ambientale che la storia ricordi. Oltre 500 mila case abusive, secondo stime giornalistiche visto che numeri reali non ne esistono, stanno a dimostrare che in Sicilia l’edilizia, dopo il sacco di Palermo, è ben florida e viva. Gli unici a pagare sono i lavoratori, troppo spesso in nero, o sottopagati e comunque che operano in condizioni di lavoro assolutamente senza sicurezza.
In barba ai tanti proclami del Presidente della Repubblica italiana e dello stesso Presidente della Regione che continuano ad affermare “basta morti sul lavoro” ad ogni decesso, ovviamente seguito dalle ipocrite condoglianze e vicinanze.
Guardare dentro il settore, organizzare, mettere a norma i cantieri e pagare regolarmente i lavoratori, sono i punti essenziali che un buon politico dovrebbe pretendere dal settore, invece … dichiariamo la crisi e mettiamo mano ai soldi pubblici.
La solita storia, salviamo i costruttori … distruggiamo economia e ambiente nel nome dei feudi e dei voti.
Poi, dopo aver salvato i costruttori, ci rimarranno da ammirare, cattedrali nel deserto inutili e costosissime e sprecato un maro di soldi che potevano essere utilizzati per una seria politicai di sviluppo dell’Isola.
E se qualcuno volesse accertarsene, faccia un giro per la Sicilia. Si accorgerebbe qaunte “opere pubbliche” che hanno fatto felici i costruttori sono abbandonate. Solo a Marsala, dal 1990 ad oggi, si conta opere pubbliche “incredibilemente inutili” per circa 20 milioni di euro.