La scelta “strategica” del governo sulla questione nucleare merita qualche riflessione. Oltre ad essere una ennesima irrispettosa forzatura sulla volontà del popolo, in quanto il nucleare fu rigettato da un referendum, vi sono anche parecchi dubbi che devono essere chiariti.
Innanzitutto, si vuole far credere che il nucleare sia una energia pulita e rinnovabile, ma non lo è, in quanto nessuno ancora riesce a chiarire quale debba essere il metodo per eliminare la contaminazione dalle scorie prodotte, nè tanto meno si può ritenere l’uranio una fonte illimitata e rinnovabile, tanto che anche la Commissione Industria ricerca ed energia del Parlamento Europeo ha eliminato il nucleare dall’elenco delle fonti energetiche da promuovere per il contrasto dei cambiamenti climatici (in parole povere è da considerare una fonte inquinante).
E’ doveroso ricordare che gli italiani pagano correntemente nella propria bolletta elettrica una imposta per lo stoccaggio delle scorie finora prodotte nel nostro paese durante alcuni falliti tentativi di utilizzo di tale tecnologia, componente denominata A2 che incide per quasi il 3% della bolletta, ed è un dovere chiedersi di quanto potrebbe aumentare il costo dell’energia elettrica per tale motivo.
Che senso ha investire milioni di euro, quindi ripartire sulla collettività un costo enorme, in una fonte energetica che probabilmente non comporterà alcun risparmio per i consumatori finali, cioè per coloro che dovranno pagare, direttamente o indirettamente tale costo?
E poi perché creare una nuova dipendenza dell’Italia, visto che nel nostro paese non vi sono fonti di Uranio? Perché non lavorare per valorizzare le fonti energetiche di cui l’Italia può godere (sole, vento e maree)?
Chi guadagnerà da questa mostruosa operazione finanziaria, se mai infelicemente dovesse essere avviata?
Il nucleare nel mondo produce meno del 6% dell’energia utilizzata nel mondo in poco più di 400 reattori disseminati nel mondo, quando una volta si toccavano quasi i 450.
Del resto gli Stati Uniti, non proprio gli ultimi nel mondo in fatto di innovazione tecnologica non ne costituiscono più da circa 30 anni, anche perché hanno toccato con mano i rischi dovuti ad incidenti nucleari, con l’episodio di Three Mile Island, alla periferia di Harrisburg (Pennsylvania), nel 1979, in cui non vi furono morti immediate, ma il numero dei tumori nella zona aumentò del 300%.
Si, perché il nucleare non è stato solo Cernobyl nel 1986, ma anche Windscale, in Gran Bretagna, nel 1957 e nel 1973, con centinaia e centinaia di morti tanto da costringere il governo a “coprire” il tutto cambiando nome alla città, ora Sellafield; pensate la centrale è chiusa, ma per le autorità governative, la smantellazione è a rischio se effettuata prima del 2115.
E poi che dire di tutti gli incidenti negli Urali, una parte dei quali nascosti, con quasi mille morti.
E poi diversi incidenti in Giappone, Francia, Austria e via dicendo.
Ed infatti anche la Germania da quasi un decennio ha deciso di portare ad esaurimento i reattori esistenti per un lento, graduale, inesorabile spegnimento.
Forse non tutti ricordano che le 4 centrali italiane sono state tutte protagoniste di incidenti: Trino Vercellese nel 1967, Latina nel 1969, Caorso nel 1978 ed addirittura Garigliano nel 1964 e nel 1969; ed incidenti anche nel deposito di Casaccia pochissimi anni fa, nel 2006.
E sì, perché in Italia le scorie sono conservate anche a Saluggia, Campoverde e parliamo di stime superiore ai 6000 Metri Cubi, mentre sempre sul territorio italiano “risiedono” ancora qualcosa come oltre 300 Tonnellate di combustibile.
E l’Italia decide di andare sempre fuori dal coro, come in materia di conflitto di interessi, come in materia di politiche sociali, come in materia di antitrust e abuso di posizioni dominanti del mercato, come in materia di trasporti.
Del resto dallo spessore “scientifico” dei nostri ministri non è che ce si potesse aspettare molto di più. Vuoi mettere la Carfagna, la Gelmini o la Meloni a paragone con Rubbia, Montalcini, Veronesi, Huck o con altri personaggi che fanno onore all’Italia nel mondo?
Non facciamoci ingannare dall’immagine ma cerchiamo di guardare ai contenuti, al cuore dei problemi e cominciamo a pensare che ci attendono tempi bui, altro che energie nuove.
Gruppo Ambiente ocn