Ciò che sta accadendo in Sicilia in questi ultimi giorni ha del paradossale e del ridicolo. La politica siciliana da sempre ci costringe ad assistere, nostro malgrado, al teatrino dei pupazzi che con cadenza quotidiana si rappresenta a Palazzo Reale e non solo, ma nell’anno di grazia 2009, il teatrino è diventato tragedia.
La tragedia si abbatte sui siciliani che sono costretti, per loro colpa, ad assistere ad una guerra di potere e di poltrone senza esclusione di colpi e che vedono, ovviamente, la Sicilia ed i Siciliani, unici soccombenti perché in la casta politica Siciliana gioca le sue guerre sapendo di poter contare su un congruo ed immeritato stipendio con annessi benefit e gratifiche.
La sanità, ma non solo, è il campo di battaglia e sulla sanità una parte della politica (PDL e UDC) ha sparato la prima bordata approvando, con 8 voti contro i 7 di Mpa e Pd, il “prelievo” dell’articolo-cardine del loro ddl sul riordino della sanità.
La risposta di Lombardo è stata una mitragliata di nomine di alcuni direttori generali che ha prodotto la risposta dei contendenti con una fucilata diretta al cuore del problema: mozione censura al suo assessore Russo.
E qui si consuma un’altra sceneggiata. Sempre attenti agli equilibri nazionali, incapaci di governare con quella autonomia conquistata da Canepa, Andrea Finocchiaro Aprile ed altri, non trovano di meglio che andare alla corte di Berlusconi che impone la sua “effimera” pax romana.
Giusto il tempo di ritornare al di quà dello stretto, ed ecco che i nostri ricominciano a litigare.
Sono in gioco interessi economici enormi, poltrone importanti e feudi fonti di voti elettorali e quindi ogni colpo, anche basso, è lecito per conquistare la supremazia. Il top dei feudi le ASL e gli ospedali.
Lombardo sin dall’inizio ha messo sul piatto la sovranità catanese realizzando con spreco di denaro pubblico e risorse umane, una sede della presidenza a Catania, città che è diventata il punto di incontro di tutta la così detta politica siciliana. Ha imposto la sua linea di decuffarizzazione dopo la rottura dell’amicizia con il gemello di un tempo, e sta cercando di sostituire tutti gli uomini dell’ex presidente che ancora oggi sono ben saldi ai loro posti di potere.
Con Lombardo è emersa anche l’antica e mai sopita rivalità tra Catania, città emergente con un nuovo e potente gruppo di potere e Palermo, città destinata al declino socio economico e politico.
Di corollario, la potente Trapani massonica che si tiene distante dalle battaglie per poter meglio gestire i suoi affari sul territorio.
Ininfluenti le altre province anche se quelle sud orientali, Siracusa e Ragusa, sono attive e dinamiche. Assenti dai giochi le altre province ,compresa Agrigento, diventata con Siculiana, la madre di tutte le disparisce di rifiuti.
Alla fine, oltre che per il potere, la lotta che è in atto all’interno della casta siciliana, è tesa al controllo delle casse pubbliche. Insomma, mentre si aspetta il federalismo fiscale, i gruppi di potere stanno cercando di creare un comitato di controllo diretto dei flussi economici.
Il risultato più evidente è il completo dissesto finanziario della Regione, l’assenza di una seria politica economica, sociale, e di sviluppo economico ed infrastruttuerale.
La Sicilia di Lombardo è la stessa di Cuffaro, assente anni luci da una democrazia rappresentativa dei cittadini. Una Sicilia abbandonata dai suoi rappresentanti prima ancora che dallo stato centrale.
da Trapani a Palermo (100 km) con il treno ci si impiega ancora 4 ore e da Palermo a Siracusa (circa 300 km) ben 10 ore.
E questa grazie alla casta siciliana.