Il Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo deve trovarsi proprio in brutte acque se rilancia sulla maggioranza senza avere carte in mano, o meglio, di carte in mano ne ha almeno due e sono perdenti: Ilarda e Russo.
Lombardo afferma che “le elezioni ? un’ipotesi” della quale dice di “non avere paura, sono pronto a tutte le verifiche ma non voglio una maggioranza diversa” e dai con la sorfa che il presidente è eletto dai cittadini dimenticando che senza PDL e UDC non avrebbe avuto alcuna possibilità di vittoria. Ma oltre a ciò viene da chiedersi se Lombardo è in grado di “dettare” le sue condizioni ad una maggioranza che senza veli sembra proprio lo sstia scaricando.
E forse, nel momento di crisi non farebbe male a ricordarsi che fu proprio quel Totò Cuffaro a cui oggi fa a guerra che lo ha “imposto” alla coalizione.
“Noi andremo avanti lungo la strada della lealtà con gli elettori che si misura nell’attuazione del nostro programma sin quando i cittadini vorranno e questa assemblea resta in vita, il presidente della Regione – ha chiosato Lombardo – va avanti. Ci sono partiti che paradossalmente mettono in discussione l’azione di un governo di cui i loro partiti fanno parte, e nelle scelte dell’esecutivo non hanno fiatato”.
E dai sul modello ascarismo: “ricordo l’esperienza di Milazzo – aggiunge Lombardo – quando autonomisticamente si vuole difendere e rappresentare la Sicilia eliminando il modello ascaristico, gli ascari reagiscono e gli ascari sono maggioranza e sono potentissimi”.
Ma se Lombardo per sua stessa definizione è una ascaro (ndr.: Bari dicembre 2005) vuol dire che sta eliminando il preesistente modello ascaristico per instaurarne uno nuovo.
Continuare a parlare di ascari ed ascarismo non fa certo dimenticare la propria scelta “ascara” di schierarsi con il PDL e UDC che adesso lo contrastano.
Si potrebbe dire, chi è causa del proprio mal pianga se stesso e Lombardo può solo recriminare sulla sue scelte.
In tutto questo chiosare di dichiarazioni e affermazioni sul senso di responsabilità, di autonomia governativa, di bluff sulle dimissioni (sarebbe veramente clamoroso), chi paga le conseguenze è il popolo siciliano che ancora una volta vede la casta feudale litigare intorno agli ossi per poterne spolpare la carne prima di lanciarli al popolo “sovrano”.
E così, mentre tutti parlano di lavorare per il bene dei siciliani, questi, assistono passivamente ai giochetti politici e alle rappresentazioni teatrali a Palazzo Reale e Palazzo D’Orleans.