E già, cose che succedono in Sicilia a guida “autonomista”. Gli assessorati vari sperperano denari pubblici elargendo contributi e finanziamenti alla finanza e al circuito chiuso dei professionisti, consulenti e studi di consulenza, l’assessore alla sanità Massimo Russo, “fissa” i paletti e decide che in Sicilia ci si ammala fino al raggiungimento di un certo budget, circa 600 milioni di euro. Al raggiungimento del budget stop alle malattie. Lo ha deciso l’Assessore.
Ed è così che 362 milioni di euro saranno destinati per le case di cura di media specialità, quasi 78 milioni di euro per le case di cura di alta specialità e 294 milioni per le strutture convenzionate esterne.
Ovvie le dichiarazioni politiche di gaudio di questa brillante operazione dei budget che tiene rigorosamente conto delle indicazioni contenute nel piano di rientro. Un piano come noto , fatto di tagli all’assistenza e non agli sprechi, alla disorganizzazione, al nepotismo presente in certi ambienti sanitari, ai baroni e alla non professionalità. In definitiva, un piano che lascia intatto il “sistema sanitario” siciliano con pecche e buchi.
“Stiamo riscrivendo le regole contemperando le varie esigenze. Essere riusciti a determinare il tetto di spesa a inizio dell’anno è un risultato importantissimo, anche in termini di credibilità delle istituzioni, perché è doveroso consentire una corretta programmazione a chi fa l’imprenditore privato e deve guardare con serenità all’attività di un intero anno di lavoro”.
Lo dice l’assessore Massimo Russo. Curioso però che si chieda una corretta programmazione a chi fa l’imprenditore e ci si dimentichi di amministrare con oculatezza le risorse pubbliche.