Ma tace perchè non tutelato come un parlamentare.
Di Pietro rappresenta, in questo preciso momento storico il punto di riferimento di tutti quei cittadini, che credono ancora nell’unità d’Italia, che si oppongono agli attacchi indiscriminati di coloro che operano solo in qualità di casta dominante, che manifestano apertamente, senza alchimie di vario genere, un sentimento profondo di libertà e voglia di cambiare l’attuale geografia politica nel desiderio di scardinare, applicando le regole democratiche della protesta e della proposta, la supremazia del becero partitismo finalizzata alla totale omologazione della società italiana alle esigenze autoritarie di uno Stato governato dall’oligarchia plutocratica dei signori dell’economia e della finanza. Lo strumento dell’informazione, che oggi non appare più essere democratico e pluralista, viene giornalmente violato nel nome della libertà d’espressione e unto dalla conformità al potere politico, che intende autoincensarsi per mostrarsi come l’unico baluardo possibile agli attacchi del dissenso. Quello stesso dissenso che oggi trova piena cittadinanza nel movimento di Antonio Di Pietro e nelle incursioni efficaci di Beppe Grillo, Marco Travaglio, Michele Santoro ed altri giornalisti, nonchè di intellettuali, scienziati, economisti, artisti e persone comuni, che servono a frenare le elucubrazioni passionarie e il voyerismo politico dei giornalisti di regime, disposti alla venerazione del culto della personalità, dei quali sono pieni i media di ogni genere. Le dichiarazioni di Di Pietro comunicano lo stato di disagio e di disarmo di quella parte del popolo italiano, che è stata tradita dall’omertà o dall’indifferenza sui temi forti dell’occupazione, della tutela del bene sociale e della salute, dell’ambiente e del territorio, sulla verità occultata dei morti ammazzati e delle morti bianche, dei morti per mafia e per le stragi di Stato. E ancora per contrastare i silenzi reticenti sugli scandali di Stato, su Gladio, sulla mafia, sull’economia perversa e deviante, sugli intrighi di mafia-politica-affari. In Italia sta prendendo corpo ciò che in America negli anno 70 fu individuato dagli intellettuali della scuola di Francoforte (Marcuse, Adorno, Horkeimer, Pollock…) con le loro spietate analisi sul sistema organico al potere, quel sistema cioè che attraverso le invisibili forme mediatiche della comunicazione vigilata vuole il controllo delle masse. Tutto è ormai sotto il controllo del grande fratello e persino Orwell, oggi, inorridirebbe di fronte a tanto scempio di intelligenza. Chi sta al governo e siede negli scranni del parlamento non ha più il senso della responsabilità sulla conduzione della nazione verso lo sviluppo concreto dei bisogni della società civile, ma ha intrapreso la strada del controllo globale sulla società civile, verso la quale la partitocrazia nutre un’ostilità senza pari, fatta eccezione per il prodotto delle dittature aperte. Una nuova forma di Stato si sta creando, generata dalla necessità del regime di invadere ogni campo della vita, ingerendo con forza l’economia, la politica, la cultura, i sentimenti e pervadendo tutte le umane attività con meccanismi sovrastrutturali, tesi teleologicamente alla riduzione della partecipazione, della diversità e delle differenze ideologiche al sostanziale silenzio cerebrale. Parafrando Marcuse, il potere ed il regime si servono della nuova tecnologia per istituire forme efficaci di controllo sociale e di coesione sociale e per operare la massificazione attraverso la società dei consumi, bisogna quindi che questo Stato crei “l’uomo ad una dimensione”. Ciò vuole dire che le forze attuali che governano l’Italia, comprese quelle che si pensi essere di opposizione, al solo scopo di aumentare e di perfezionare il potere di controllo globale, hanno raffinato le tecniche della comunicazione e, generando bisogni fittizi alla gente, ubriaca il popolo distogliendo la sua attenzione sui problemi reali della sussistenza e ne controlla la conoscenza spostando il tiro contro chi reagisce e denuncia a voce alta i disservizi, il malaffare, le devianze della politica e chi dissente senza paura sui comportamenti privi o carenti di ontologia di talune cariche dello Stato, che dovrebbero piuttosto esprimere un giudizio di verità su tutto quanto si lascia invece impunemente scorrere. Il gioco è fatto, l’impegno costante del governo e del suo alias “ombra” si rivolge alla costruzione del consenso intorno a chi agisce e opera nell’interesse incondizionato di questo modello di Stato, intorno a chi si muove all’interno dei nuovi valori della seconda repubblica, laddove gli interessi di pochi si mescolano con la capziosità dei politici potenti, dove tutto è piegato agli oscuri fini di un regime, che tanti cittadini onesti hanno già scoperchiato e tentano di denunciare con il coraggio di scendere in piazza sotto l’occhio vivo del grande fratello.
(ennerre60)