Da mesi si discute sul problema delle liste bloccate volute con una legge ordinaria da Berlusconi e che hanno tolto il diritto costituzionale di scegliere i propri candidati anche se “presentati” dalle segreterie dei partiti.
Forse ci sarà sfuggita, ma non abbiamo fin qui registrato alcuna presa di posizione del Presidente della Repubblica sulla questione delle liste bloccate e questo indicherebbe come i richiami al rispetto della Costituzione siano, in definitiva, un esercizio istituzionale privo di reale significato. D’altra parte non si ricordano prese di posizione del Presidente della Repubblica dell’epoca, quando la Corte Costituzionale con un colpo di mano “incostituzionale” avocò a sé le prerogative dell’Alta Corte, oppure quando la stessa Corte dichiarò a proposito della Costituzione, che ci sono due costituzioni, quella scritta e quella reale, modificando quindi l’anima di quella Costituzione che avrebbe dovuto tutelare.
Ecco cosa ne pensa della Costituzione il consigliere del cavaliere, Baget Bozzo, che ha affermato (Il Giornale del 24 giugno 2008): «Berlusconi, il Pdl, la Lega Nord (…), queste forze vengono tutte dall’affermazione che il popolo sovrano che si manifesta nel corpo elettorale e nel Parlamento è la prima Costituzione della democrazia e che volerla bloccare con la lettera della Costituzione del ’48, con la Corte Costituzionale, con la Magistratura, è impossibile. (… )La Costituzione scritta è diventata un blocco della costituzionalità reale che è la democrazia in crescita, la partecipazione in aumento, la volontà di contare del corpo elettorale. (…) Questa dinamica della Costituzione e della democrazia non si può fermare alla lettera del testo scritto di cui la Corte Costituzionale è divenuta il gendarme. Democrazia contro Costituzione rigida”. E’ verosimile che questo concetto sia comune a tutta la casta eletta senza alcuna distinzione di parte politica. In un paese serio le questione sarebbero state portate innanzi ai Giudici naturali, qui in Italia si fa esercizio dialettico fine solo alla platea.
Ma la tesi della doppia costituzione, quella scritt e quella reale, è propria anche della Corte Costituzionale che in questo modo si è espressa anche quando ha valutato la costituzionalità delle legge l.r. siciliana 9/1986 sulla rentroduzione delle province cancellate mel lntano 1946 dall’art. 15 dello Statuto della Regione Siciliana che come tutti sanno è “parte integrante della Carta Costituzionale italiana” .
Alla Camera dei deputati si sta discutendo (?) il disegno di legge presentato dal governo Berlusconi per estendere il blocco delle liste e quindi togliere le preferenze anche alle elezioni europee del prossimo anno.
Formalmente la discussione vede contrapposte maggioranza e opposizione ma in realtà sembra che queste liste bloccate, questa violazione delle norme costituzionali, sia vista in definitiva di buon occhio da tutta la casta che così vede accrescere il suo potere.
Autoreferenziali, al di sopra della legge (Napolitano, Berlusconi, Fini e Schifani) per il lodo Alfano, non giudicabili per atti del loro ufficio, pieni di privilegi e soldi a palate, i politici repubblicani si sono chiusi all’interno dei palazzi e sono diventati peggiori della monarchia che li ha preceduti.
In questo contesto così grave per la democrazia, il Presidente della Repubblica tace.
Il suo silenzio appare significativo. Del resto il presidente della Repubblica è esso stesso espressione della casta e, Napolitano, se non sbagliamo, da 40 anni vive nei palazzi ed è lontano, anche lui e forse più degli altri, dalla realtà sociale del paese che non rappresenta più.
Una presa di posizione forte sulle liste bloccate e sulle violazioni che casta politica e Corte Costituzionale hanno perpetrato ai danni della Costituzione e dello Statuto Siciliano dovrebbe essere un obbligo per il Capo dello Stato italiano.