Secondo il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, “La Sicilia è pronta a definire in tempi rapidissimi tutti i provvedimenti previsti dalla Legge Obiettivo, per dare via libera all’apertura dei cantieri”.Una clamorosa quanto antistorica affermazione di Lombardo, presidente autonomista (?), l’ultima, in ordine di tempo, esternazione senza costrutto. La politica degli annunci di berlusconiana memoria deve aver contagiato anche il president della Regione.Agli annunci fin qui che non sono seguiti atti politici ed amministrattivi concreti, ma stavolta il botto è fragoroso perchè afferma che La Sicilia è pronta a muoversi nei meandri della burocrazia di un progetto inutile (non previsto nel POR Sicilia) , costoso e forse non realizzabile, ma , è questo che dovrebbe farlo riflettere, rimane drammaticamente indietro in tutto il resto. E questa è una realtà che sembra a nessuno interessi, neanche al presidente autonomista.
Infrastrutture quali strade, porti, aeroporti, sistema di trasmissione elettrica che taglia fuori tutta la Sicilia occidentale, banda larga, rete ferroviaria e istituzioni sono drammaticamente indietro rispetto all’Italia.
Nel suo complesso l’Isola è indietro di circa 30/40 anni rispetto al mondo occidentale e il ponte certo non rappresenta la prima esigenza della regione.
Questa elefantiaca infrastruttura è divenuta solo una questione di principio per Berlusconi presidente che probabilmente vuole farsi ricordare come l’uomo che unì l’Italia. Insomma quasi come Garibaldi che con la scusa di liberarci dal giogo borbonico sottomise la Sicilia a quello savoiardo prima e repubblicano dopo.
Berlusconi forse darà il ponte ai siciliani ma li lascerà nell’aretratezza infrastruttuale, sociale ed economica. Sarà proprio un bel ricordo per i nostri figli che continueranno ad emigrare.
Intanto le strade siciliane per la maggior parte sono quelle del periodo fascista così come la rete ferroviaria che è una vergogna solo definirla ferroviaria, i porti sono in decadenza, la rete elettrica è equiparata a quella del terzo mondo con l’aggravante che la Sicilia è il primo produttore di energia nel paese, in moltissime città la rete fognaria è inesistente, la rete idrica è un colabrodo, i trasporti in genere sono deficitari, la rete ADSL per la trasmissione dei dati in moltissime aree della Sicilia non arriva e dove arriva per il mancato adeguamento delle linee non può allinearsi alla velocità di trasmissione dati del resto d’Italia, il servizio sanitario fa acqua da tutte le parti, le scuole siciliane per buona parte sono nei sottocale di fatiscenti edifici, l’assistenzialismo è ai massimi storici così come il clientelarismo.
Una radiografia impietosa ma reale sui veri problemi dell’Isola mentre la politica, incapace di risolverli, si nasconde a cerca di nascondere la sua incapacità parlando del ponte.
Spendere soldi pubblici per una infrastruttura mentre da questa parte del mondo siamo ancora al periodo post prima guerra mondiale, vuol dire non avere il senso dello stato e della corretta gestione dei soldi pubblici.
Già perché questo ponte, secondo le dichiarazioni del presidente Berlusconi, non doveva costare nulla agli italiani perché realizzato interamente con capitali privati! Fino ad oggi lo stato ha speso circa 2 miliardi e sta per disporre una assegnazione straordinaria per la sua costruzione. Ala fine, se costruito, questo ponte sarà a totale carico dei cittadini italiani. Più o meno come l’Alitalia e tutti gli enti inutili dove siedono politici ed amici di politici nei consigli di amministazione.
L’Italia quindi, e non i privati che hanno capito la pazzia, l’inutilità e soprattutto l’antieconomicità del ponte, si sobbarcherà l’ingente costo necessario.
Sul ponte qualcuno specula e molti stanno attendendo di profittare ancora una volta di arricchirsi sulle spalle degli italiani. Al di là delle considerazioni già espresse sulla situazione infrasrutturale siciliana, la situazione del famoso corridoio 1 e del ponte è abbastanza chiara, ed è ora che anche Lombardo informi i siciliani computamente i siciliani e forse a se stesso:
- – Il tampinamento berlusconiano alla C.E. ha fatto si che questo ponte fosse inserito nella lista 1 delle infrastrutture da iniziare prima del 2010 ma, e questa è una cosa ridicola, l’ammodernamento della rete ferroviaria Napoli – Reggio Calabria, pur essendo necessaria al collegamento con l’Isola attraverso il ponte, è inserita nella lista 3 delle priorità. Ora, essendo la linea ferroviaria l’unico collegamento tra l’Europa e la Sicilia, il suo ammodernamento prima dell’eventuale realizzazione del ponte sarebbe più logico;
- – Sono inesistenti investimenti per la realizzazione di infrastrutture legati al ponte;
- – Gli advisor internazionali sono fuggiti
- – Il ponte sullo stretto di Messina non è inserito negli elenchi delleinfrastrutture su cui attivare un co-finanziamento dell’Unione Europea tramite i fondi strutturali per il periodo 2000 – 2006 per il Mezzogiorno, questo a confermare il carattere non strategico per il Mezzogiorno di questa infrastruttura;
- – il Piano Operativo Regionale (POR) sia della Sicilia che della Calabria, attuativo del Piano Operativo Nazionale nei Trasporti, non prevede il ponte sullo Stretto di Messina tra le infrastrutture che possono beneficiare di finanziamenti europei;
- – Tutte le verifiche tecniche e di fattibilità economica affidate dal Governo nel 1998 ad advisors internazionali, le successive esplorazioni del mercato e dei potenziali soggetti interessati e la relazione conclusiva della Commissione ministeriale Infrastrutture-Tesoro (ottobre 2001) hanno evidenziato gli aspetti critici sulla bancabilità dell’opera, per i suoi alti costi a fronte di stime di traffico stradale e ferroviario assai prudenti.
- – L’attraversamento stabile dello Stretto di Messina, fin dalla prima relazione degli advisors, è sempre stato un progetto interpretato come scarsamente prioritario.
- – Il progetto è quindi non solo scollegato da qualunque precedente momento di pianificazione europea(fondi strutturali, TEN), ma per essere attuato e impone, aspetto gravissimo, il blocco delle ‘autostrade del mare’ in quanto valutato come concorrente allo sfruttamento tariffario del transito del traffico merci sul ponte
- – impone a ReteFerroviariaItaliana l’utilizzo del ponte , anche se questa potesse spuntare tariffe più convenienti con i traghetti;
- – sopprimerà la libera concorrenza, imponendo un vero e proprio regime di attraversamento dello stretto, in modo tale che l’utente privato non troverà traghetti disponibili per la sua auto.
E concludiamo solo ricordando che la Relazione del Ministero dei Lavori Pubblici (Ottobre 2001) ha definito la realizzazione del ponte problematica e negativa anche economicamente.
Sembra di capire quindi, che il raziocinio e la responsabilità siano prevaricati dalle bizze di una classe politica sempre alla ricerca di miracoli per far dimenticare la triste realtà della sua incapacità.
Sarebbe troppo difficile per l’attuale governo italiano e quello regionale adoperarsi per la risoluzione dei veri problemi dell’Isola.