Nel suo intervento a Messina, alla tavola rotonda “Sicilia – ponte del mediterraneo”, il Presidente dell’ANAS Pietro CIUCCI non appare molto convinto delle sue stesse affermazioni.
Leggendo attentamente tra le righe si comprende come la questione ponte sia tutt’altro che chiara anche e soprattutto sotto l’aspetto finanziario. Questo ponte secondo Berlusconi non doveva costare nulla agli italiani ma con il governo Prodi abbiamo scoperto invece che attraverso i vari enti “statali” quali Finmeccanica e Anas, lo stato aveva verstao una considerevole somma di fondi pubblici poi dirottati su altre opere essenziali e che oggi non si sa più che fine abbiano fatto.
Ora Ciucci ci dice che non “bisogna ricominciare da zero”, perché “restano validi tutti i contratti già stipulati, quelli con il Contraente Generale, con il Project Management e quello l’innovativo per il Monitoraggio ambientale. Le attività più significative, attualmente in corso, per il riavvio del progetto, riguardano l’aggiornamento dei corrispettivi contrattuali, della Convenzione con il concedente Ministero delle Infrastrutture e del relativo piano finanziario”. Il che significa aumento esponenziale del preventivo a carico del contribuente.
Per quanto concerne il quadro economico, Ciucci ha spiegato che “il fabbisogno complessivo del progetto del Ponte e dei circa 40 chilometri di raccordi, che comprende tra l’altro gli oneri finanziari, gli accantonamenti rischi, gli aggiornamenti dei costi delle materie prime, era stato calcolato in via largamente prudenziale in 6 miliardi di euro. Il contratto stipulato nel marzo 2006 con il Contraente Generale valeva infatti 3,9 miliardi di euro, e quindi il margine era ampio. Se a soli 18 mesi dallo stop i costi sono saliti di 2,1 miliardi di euro va da sé che ad opera finita, se mai sarà iniziata, il costo sarà quantomeno triplicato.
Secondo Ciucci, “le modalità del precedente piano finanziario possono essere tuttora valide, ossia il 40 per cento attraverso l’aumento di capitale della società Stretto di Messina ed il restante 60 per cento tramite finanziamenti da reperire sui mercati nazionali ed internazionali dei capitali secondo lo schema tipico del project finance. Cosa significa possono, o sono oppure non sono. Questa indeterminatezza la dice lunga sulla situazione attuale in cui si trova il progetto. Ma come si può ipotizzare di dare inizio ai lavori non avendo chiaro il quadro finanziario e soprattutto non avendo la disponibilità totale per coprire i costi dell’operazione?
Inoltre, sempre secondo Ciucci, la quota del 40 per cento dovrà essere individuata in sostituzione dei fondi ex Fintecna, in precedenza destinati al Ponte e successivamente versati al bilancio dello Stato per altri scopi. Si tratta di un valore pari a circa 2,2 miliardi di euro. In linea con quanto già a suo tempo previsto, tra le ipotesi allo studio vi potrebbe essere un intervento da parte dello Stato, tramite un aumento di capitale da parte degli Azionisti della Stretto di Messina”.
Il Presidente dell’Anas ha poi auspicato che “il progetto del Ponte possa ricevere un contributo anche dai fondi europei e ciò alla luce del suo assoluto valore prioritario come collegamento intermodale, sia a livello Paese che a livello Comunitario, in quanto anello essenziale nell’ambito del Corridoio europeo n. 1 Berlino-Palermo”.
Questa affermazione smentirebbe tutte le precedenti dichiarazioni circa un presunto finanziamento europeo già stanziato. Per l’Europa il ponte rimane un’opera non prioritaria tant’è che nessun finanziamento è previsto per questa opera controversa ed inutile.
Per quanto riguarda, infine, i tempi di realizzazione dell’opera, il Presidente Ciucci ha confermato “l’obiettivo di concludere le attività propedeutiche entro l’anno per emettere l’ordine di inizio attività al Contraente Generale nei primi mesi del 2009, prevedendo l’avvio dei cantieri a metà del 2010 e l’apertura del ponte al traffico nel 2016”. Ma a cosa serve il ponte per il famoso corridoio 1 se l’ammodernamento delle linee ferroviarie, specie la Salerno – Reggio Calabria non sono neanche in ipotesi per i prossimi anni?
A cosa serve ed a chi serve questo punto non è difficile comprendere. E’ solo un’operazione finanziaria fortemente voluta dall’establishment finanziario ed industriale e nulla ha a che vedere con la tanto decantata azione di ammodernamento delle infrastrutture del sud.
Il sud e la Sicilia hanno bisogno di altre cose, quali strade, ferrovie interne, porti ed aeroporti, e soprattutto, sana politica.